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Se a richiederci l’amicizia è Dio stesso

Marco Sgroi
Il volto, il cuore e la croce.
La sinfonia dell’amicizia come singolare testimonianza della Rivelazione
Cittadella editrice - Assisi 2017
pp. 166 - euro 13,50

Se a richiederci l’amicizia è Dio stesso

Ognuno di noi viene preso da un brivido di curioso piacere nel momento in cui, accedendo con lo smartphone alla propria pagina personale di un qualsiasi social network, scorge l’icona che indica una nuova richiesta di amicizia. Ora immaginiamo di scoprire, con un certo stupore, che tra coloro che desiderano la nostra amicizia ci sia anche Dio. Come riempiremmo il significato di tale richiesta, cosa penseremmo che Dio desideri, se per caso dicesse che vuole esserci proprio “amico”?
In effetti, sembra strano pensare a Dio come amico: eppure è proprio così che il Concilio Vaticano II si esprime, notificandoci che è proprio Dio a volerci parlare “come ad amici” (DV 2).  Che cosa intende dirci esattamente questa affermazione così autorevole? È davvero così? Rispetto a Dio non siamo, piuttosto, semplicemente figli? La posta in gioco non è affatto secondaria per la nostra esistenza: si tratta scoprire cosa intenda Dio quando ci invia la sua richiesta di amicizia. Uscendo dalla metafora social, si tratta di capire il modo in cui Dio desidera farsi conoscere ed entrare in comunione con noi.
L’attento studio di Marco Sgroi, frate carmelitano scalzo, e dunque esperto del parlare con Dio, parte da queste domande, e tenta di dare una risposta che sia meno scontata possibile.
In effetti, l’amicizia è tutt’altro che un argomento su cui manchino riflessioni. Fra Marco Sgroi ripercorre la storia del termine amicizia, soffermandosi in particolare su quattro autori, tanto originali quanto diversi tra loro. Si tratta di un retore e filosofo romano, Cicerone (106-43 a.C.); di un monaco medievale, Aelredo di Rievaulx (1110-1167); del teologo di riferimento per i cattolici di ogni tempo, san Tommaso d’Aquino (1225-1274); e di un filosofo contemporaneo, Dietrich von Hildebrand (1889-1977). L’immaginario incontro con questi personaggi fa emergere una descrizione dell’amicizia sorprendente, poliedrica e vivace. Si riprenderanno così aspetti più noti, come la gratuità, la reciprocità o la fedeltà degli amici, ma anche originali; e, durante la lettura, ciò che scrivono i nostri autori risuona nel cuore di chi legge, come l’eco di una verità che sappiamo da sempre e finalmente possiamo cogliere consapevolmente.
Ma, per rispondere alla domanda iniziale, è davvero necessario dire che Dio ci chiama a un’amicizia con Se stesso? Sì, è necessario, perché dire che Dio ci vuole amici suoi equivale a dire il desiderio che ha di una nostra risposta libera alla Sua salvezza.
Si tratta di un libro piccolo ma denso di spunti, sia per chi studia la teologia, sia per chi è semplicemente interessato a entrare in quel dialogo di amicizia con Dio che ci apre alla comunione filiale. Del resto i grandi mistici cristiani avevano capito molto bene che il cuore della preghiera non è altro che un “intrattenersi con amicizia” con quel Dio che “nessuno ha mai preso invano come amico” (S. Teresa di Gesù, Vita 8,5).

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