Scelba, il democristiano che deplorava le raccomandazioni
Giovanna Maggiora
Mario Scelba. L’impegno politico negli anni 40 e 50
Istituto Armando Curcio
University Press
Roma 2019
pp. 226 – euro 25
Il 2 febbraio 1950, durante la seduta della Camera, il deputato socialista Riccardo Lombardi lo aveva accusato di fucilare i disoccupati creati da Giuseppe Pella, all’epoca ministro del Tesoro nel governo De Gasperi. Stiamo parlando di Mario Scelba, morto a 90 anni il 29 ottobre 1991, al quale Giovanna Maggiora ha dedicato il lavoro Mario Scelba. L’impegno politico negli anni 40 e 50.
Nata a Roma nel 1956, funzionario amministrativo in forza alla Questura di Verona, l’autrice ritiene che Scelba “abbia dovuto subire, a volte, valutazioni e giudizi molto duri”, originati dai suoi anni passati al vertice del dicastero dell’Interno. Ciò ha fatto passare in secondo piano che nel 1943, sbarcati a luglio gli alleati in Sicilia, concorse a scrivere il primo documento programmatico della Democrazia Cristiana, che contribuì a far cambiare idea al suo partito intenzionato, alla vigilia del referendum istituzionale del 1946, a schierarsi a favore della Monarchia, che fu promotore di una legge (la 645/1952 conosciuta proprio come “legge Scelba”) che vieta l’apologia del fascismo.
L’autrice, nelle 226 pagine che compongono il volume, dimostra che senza lo Scelba politico non ci sarebbe stato il ministro delle Poste, il ministro dell’Interno, il presidente del Consiglio. La sua filosofia politica – da ricondurre agli insegnamenti del compaesano don Luigi Sturzo e all’amicizia con Alcide De Gasperi, difeso in appello (Scelba, infatti, era avvocato) quando lo statista trentino era stato arrestato, nel 1927, con l’accusa di tentato espatrio clandestino – si condensava in poche battute: sacrificare i propri interessi e quelli di partito al bene pubblico.
Da ciò si comprende il perché, al di là di alcuni momenti della gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica, Mario Scelba sia stato osteggiato pure all’interno della stessa Dc: il dovere di una buona amministrazione non doveva essere confuso “con la tutela di interessi personali o con la ricerca di sostegno economico alle esigenze di partito attraverso mezzi e strumenti poco leciti”. Illuminante, a tale proposito, una riservata-urgente inviata il 29 agosto 1960 a tutti i prefetti durante il terzo governo Fanfani, nella quale Scelba deplorava il quotidiano stillicidio di raccomandazioni “da parte di autorità civili ed ecclesiastiche, a favore di prefetti, viceprefetti ed altri funzionari, per trasferimenti o promozioni”. “Ritengo perciò necessario – si legge ancora nella riservata – avvertire il personale dipendente che considererò elemento di demerito il ricorso a siffatti mezzi”, minacciando pure sanzioni disciplinari “per i più insistenti o fastidiosi”.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento