L’identità dell’uomo in chiave teologica
Valentino Sartori
Dalla protologia del sé all’escatologia dell’io. Meditazione teologica sull’identità umana
Aracne - Roma 2016
pp. 128 - euro 12
“In realtà, solamente nel Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (Gaudium et spes, 22). Muovendo da questa affermazione conciliare Valentino Sartori intende dare voce al movimento inseparabilmente circolare fra cristologia e antropologia. Da un lato il paesaggio della carne umana, nella sua fragilità creaturale, è decifrato dal Logos di Dio e dall’altro questo Logos si fa conoscere proprio perché si è manifestato nella debolezza della nostra carne mortale. L’identità non va compresa come una realtà fissa e strutturata una volta per sempre, ma come compito e cammino radicato nella memoria e aperto al futuro. Se nella società premoderna l’identità si qualificava come “omogenea”, nella società moderna l’individuo ha la pretesa paradossale di “sentirsi padrone del senso”. L’identità è messa in questione non soltanto dai nodi non risolti del pensiero moderno, ma anche perché essa “pensa di affermarsi a prescindere dalle trame, dai luoghi e dalle relazioni che la costituiscono”.
Il soggetto moderno, attraverso la liquefazione delle istituzioni sociali e la perdita del debito nei confronti dell’alterità, ha posto al centro la domanda dell’uomo su se stesso. Se la perdita del debito verso l’alterità – il mondo, l’altro, Dio – genera una sorta di indifferenza verso ogni differenza, la consapevolezza del debito diventa istanza promotiva, fino a diventare costitutiva dell’identità stessa. L’uomo si lascia plasmare non soltanto attraverso il riconoscimento di un senso mediato attraverso l’altro, ma anche tramite il gioco delle libertà e delle forme pratiche con cui si media il debito riconosciuto all’altro. La vitalità dell’esistenza cristiana può essere pensata, quindi, come tensione fra la gratitudine verso l’altro da sé e l’affidarsi carico di speranza in vista dell’exitus vitae. Ecco spiegato il titolo del libro: dalla protologia del sé all’escatologia dell’io. In altre parole il “sé” è il grembo nel quale si sviluppa l’“io”.
L’Autore non dà una definizione di identità, ma la racconta attraverso sette segmenti: soteriologico, protologico, amartiologico, strutturale, dinamico, ontologico, escatologico. Tra questi mi permetto di evidenziare il quarto, sulla condizione incarnata dell’uomo, perché forse è il tratto che permette di avvicinarsi in modo esemplare alla fedeltà dell’identità cristiana. Se tra Cristo e l’uomo si instaura un nesso dialettico fecondo, questo accade non attraverso l’assorbimento reciproco, ma all’interno di una circolarità ermeneutica. Con commossa gratitudine Valentino Sartori dedica il suo contributo, intelligente e ben ponderato, a don Serio De Guidi, che del S(s)enso si è sempre sentito ospite e mai padrone.