YouTube
di FRANCESCO MARINI
Broadcast yourself, ovvero: manda in onda te stesso. Questa piattaforma fa proprio questo: non regala la fama ai suoi utenti, ma li mette nella condizione (potenzialmente) di avere un momento di notorietà
di FRANCESCO MARINI
Si narra che l’artista Andy Warhol abbia detto che nel futuro ognuno avrebbe avuto i suoi 15 minuti di notorietà. Un’affermazione alquanto particolare, ma che trova una sua attualità oggi.
Per parlare, infatti, di YouTube, non si può fare a meno di riferirsi al suo “sottotitolo”: broadcast yourself, ovvero: manda in onda te stesso. Questa piattaforma fa proprio questo: non regala la fama ai suoi utenti, ma li mette nella condizione (potenzialmente) di avere un momento di notorietà. Insomma, fornisce a chi lo desidera un palcoscenico universale, un luogo in cui mettersi in mostra ed essere visibili.
Nasce da una intuizione geniale: “Fatelo voi!”
YouTube nasce nel 2005 come piattaforma per la condivisione di video. Già questa costituisce un’originalità. Non un sito internet classico, ma uno spazio a disposizione degli utenti perché questi possano caricarvi i propri contenuti. Questa la prima grande intuizione: in un normale portale web, il gestore/proprietario è anche colui che produce e cura i contenuti, nel caso di YouTube, invece, no. Il sito sorveglia solo che i filmati sino conformi alle disposizioni, ma non produce materiali audiovisivi. Rende disponibile il suo spazio gratuitamente per gli utenti. La piattaforma invece guadagna perché i video possono essere preceduti da spot pubblicitari, dando così a YouTube un indotto tale da permettere di mantenere tutto non a pagamento. Non soltanto, infatti fornendo il sevizio in modo gratuito, questo è sempre aggiornato: ogni giorno vengono caricati migliaia di video.
Per quel che riguarda, invece, gli utilizzatori due sono le categorie. Chi produce i filmati: tanti sono coloro che per diversi motivi decidono di mettersi davanti ad una telecamera e registrare qualcosa. Si possono trovare cortometraggi, cortometraggi d’animazione, documentari, trailer di pellicole cinematografiche, tutorial (ovvero filmati che forniscono le indicazioni concrete per utilizzare o realizzare un determinato oggetto), video musicali, conferenze, persone che parlano di diversi argomenti, ecc.
Disparati sono i motivi che portano a registrare e mettere sulla rete alcuni audiovisivi e altrettanto disparati i motivi che portano le diverse persone a guardare quei contenuti, commentarli, esprimere il proprio gradimento.
Palcoscenico universale e fonte di informazioni
Se dal punto di vista dei primi, YouTube è un palcoscenico grande come il mondo (circoscritto solo ai luoghi in cui è possibile una connessione internet), dal punto di vista dei secondi è un’enorme fonte di informazioni di diverso tipo, fruibili in qualsiasi momento e luogo.
Non soltanto, però, registrazioni. YouTube dà la possibilità di fare le cosiddette dirette streaming, ovvero di utilizzare il computer quasi come uno studio televisivo, per mostrare quello che il produttore del video vuole condividere con il suo pubblico e farlo in tempo reale.
La ricchezza di questo strumento e delle possibilità che fornisce è davvero grande: sia perché realizza quanto Warhol aveva in qualche modo “predetto”, sia perché diventa strumento realmente democratico, utilizzabile da chiunque per far conoscere e diffondere le proprie idee.
Forse, proprio questa dimensione di democraticità si rivela un’arma a doppio taglio. Perché se è vero che mette chiunque nelle condizioni di dire al mondo intero qualsiasi cosa, è altrettanto vero che non si può non essere vigilanti rispetto ai contenuti che vengono diffusi. La pluralità di voci e la molteplicità dei contenuti richiedono una condotta di onestà intellettuale in chi parla e una capacità critica in chi guarda.
La selezione delle cose da dire così come la selezione delle cose da guardare costituiscono il più bel servizio alla verità e diventano occasione di reale formazione della coscienza e dell’intelligenza, al sicuro da ogni manipolazione di informazioni e da ogni tentativo di plagio.
Un’arte antica trova nuovi canali espressivi
Al contenuto buono deve affiancarsi la bellezza e la professionalità
Iconografo, esperto di spiritualità attraverso l’arte e creatore di moduli per evangelizzare, don Gianluca Busi (nella foto) da dieci anni gestisce il suo canale YouTube, arrivando a produrre oltre mille video con due milioni di visualizzazioni totali e con ottomila iscritti. Nella rete è noto soprattutto per i suoi tutorial, tradotti in più lingue, su come realizzare icone. Lo raggiungiamo telefonicamente nella sua parrocchia di Marzabotto, nel Bolognese. – Cosa ci fa un prete su YouTube? È una posizione coraggiosa? «Forse sì. Nel presentarmi nella mia diversa attività scelgo spontaneamente di farlo come prete». – Che cosa è la rete per te? «È crisi e opportunità. Può essere laccio che stringe, oppure grande opportunità di stare nel libero cortile dei gentili: se metti in piazza un banchetto con i tuoi contenuti, la gente sicuramente lo vede e si ferma perché è interessata o anche solo attratta». – Innamorato dell’arte e iconografo che annuncia la Parola attraverso la rete? «L’annuncio del kerygma nelle icone avviene perché queste sono vettore di evangelizzazione in sé stesse. Dal punto di vista della spiritualità attraverso l’arte si è scoperto che le opere d’arte, tirate fuori dalla critica dell’arte che ne fa una lettura di tipo politico-funzionale, e rimesse a contatto delle comunità credenti che le hanno generate, ritornano ad essere veicoli per l’annuncio. Gente che non sapeva leggere, trovava la forza del Vangelo e dei suoi contenuti attraverso le immagini. Per analogia, anche oggi, se riproponi un’immagine e la liberi nel suo contenuto nativo hai, senza volere, un profondo annuncio della fede». – Come è nato il tuo canale? «Da un incontro felice con un reporter che lavorava per la televisione e che ha messo la sua competenza a servizio delle opere, traducendole in prodotti video di grandissima qualità. Io metto la qualità dei contenuti, ma solo la mia competenza non è sufficiente. Se posso consigliare i sacerdoti che volessero entrare nell’agorà dei gentili per impegnarsi nella rete, è utile farsi affiancare dalla professionalità tecnica. Questo significa anche dare lavoro: un’alleanza con il valore intrinseco delle competenze che valorizzano la potenzialità comunicativa del contenuto. Inoltre, come sacerdoti il nostro punto di forza è mostrarsi per ciò che siamo. In rete ogni messaggio trova la sua forza in base a quanto è vissuto autenticamente: parafrasando Gesù, la Parola porta seme se è autentica. Questo è molto contemporaneo, perché la gente cerca persone autentiche e esperienze autentiche».
Potete visitare il canale di don Gianluca: https://www.youtube.com/user/sleodgianluca/featured
Emanuela Compri
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