Fidarsi dei medici senza pericolosi fideismi
La realtà ci indirizza purtroppo in questa direzione. Il rifiuto delle vaccinazioni, le manie collettive che ci vorrebbero tutti intolleranti al glutine, la crescita esponenziale di vegani e consumatori bio, andrebbero spiegati con le fragilità della psiche e con i condizionamenti culturali, senza tirare in ballo argomenti pseudo scientifici, che di scientifico non hanno nulla.
Ora i media stanno tentando di tirare in ballo la religione. Secondo alcuni giornali, infatti, il dottor Mecozzi, medico omeopata di Fano, viene definito un fervente credente, religiosissimo, che avrebbe fatto parte, in un non lontano passato, di un gruppo di preghiera, peraltro indagato anche dalla Digos e poi scioltosi in seguito alla morte della fondatrice. Un gruppo border line, che aspettava la fine del mondo per l’anno 2008, sempre pronto a far proseliti tra quanti si barcamenano tra depressione e Case di cura. Si dice che anche il dottore per un certo periodo vi avesse aderito, lasciando per quattro anni l’attività medica e facendo il magazziniere in un supermercato. Se così fosse per davvero, bisognerebbe indagare dove era andata in ferie, in quel periodo, la Madonna dell’equilibrio. Se parliamo di Mecozzi è perché egli è il medico che ha avuto in cura il piccolo Francesco, di nove anni, morto sabato scorso per una terribile otite, arrivata al cervello, dopo che si era tentato di fermarla con sole medicine omeopatiche. Se per Francesco sono finite le sofferenze, lui è invece finito in croce. Ben gli sta verrebbe da dire con poco cristiana inclemenza, ma senza lasciare fuori dalla scena di questo simbolico Calvario, le due croci su cui appendere i genitori. Non ci vuole molto per immaginare il loro dolore, ma serve ancora meno per rendersi conto dell’incoscienza con cui hanno lasciato morire un figlio, consegnato a cure che, di curativo, non avevano proprio nulla. La medicina omeopatica non è arte da stregoni, ma medicina vera, purché, come tutte le scienze abbia coscienza di dove può arrivare e dove deve fermarsi, lasciando ad altri il compito di intervenire per risolvere ciò che essa non può risolvere. Sarebbe bastata una cura antibiotica per fermare una normale infezione all’orecchio, impedendole di arrivare al cervello e decretare la morte del paziente. Se la vita di un figlio passa in secondo piano rispetto al fideismo cieco con cui si sposa una cura inadeguata, questo vuol dire che stiamo entrando in una notte culturale i cui esiti sono oggi imprevedibili. Una notte di cui si notano sintomi sempre più evidenti, quasi come se dopo il trionfo della scienza, che ci ha allungato e migliorato la vita, si sentisse il bisogno di un ritorno a tempi primordiali, che in realtà risulterebbero essere soltanto tempi dei primitivi. Ossia i tempi della superstizione, del fai da te improvvisato e approssimativo. La realtà ci indirizza purtroppo in questa direzione. Il rifiuto delle vaccinazioni, le manie collettive che ci vorrebbero tutti intolleranti al glutine, la crescita esponenziale di vegani e consumatori bio, andrebbero spiegati con le fragilità della psiche e con i condizionamenti culturali, senza tirare in ballo argomenti pseudo scientifici, che di scientifico non hanno nulla.
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