Attualità
stampa

Zio Mario e i suoi bambini

di MARTA BICEGO
Sacerdote e medico, Castagnini ha ideato un metodo  diagnostico-riabilitativo per trattare i disturbi dello sviluppo 

Zio Mario e i suoi bambini

di MARTA BICEGO
«Noi non ci tiriamo indietro». Davanti a diagnosi che sulla carta non lascerebbero scampo, il dottor Mario Castagnini non si tira indietro. Anzi, ha lavorato e studiato a lungo per mettere a punto un metodo diagnostico-riabilitativo – si riassume nell’acronimo Fsc, Facilitazione dello sviluppo delle cerebropotenzialità – per trattare tutte le problematiche della crescita del bambino, in particolare le paralisi cerebrali infantili. Un prendersi cura applicato pure a giovani pazienti spastici, autistici o con sindrome di Down.
La sua soddisfazione più grande? «Vedere un bimbo con una prognosi terribile migliorare e arrivare a camminare sulle proprie gambe. Non diciamo mai che noi curiamo il bambino, ma che non ci tiriamo indietro e gli diamo la possibilità di mostrare tutte le sue potenzialità. Proponiamo un metodo, facilitiamo la strada ai genitori», spiega “zio Mario”. Così i piccoli pazienti e le famiglie chiamano il sacerdote dell’Opera don Calabria, neurologo e riabilitatore che è direttore della onlus “Arc - I nostri figli”, associazione nata nel 1995 per volontà di un gruppo di genitori. Nella sede al civico 23 di via San Zeno in Monte, dov’è affiancato dalla sua équipe, il medico 83enne riceve ogni giorno mamme, papà, figli: spesso arrivano disperati, tante volte ritornano con gli occhi pieni di speranza. Vengono accompagnati in un percorso non facile, anzi piuttosto impegnativo, che però ha restituito nel tempo risultati che il medico definisce «eclatanti, supportati da evidenze scientifiche, non confutabili e statisticamente validi», puntualizza da uomo di scienza. E di fede. «Cosa facciamo qui? Cam- biamo completamente la prognosi dei bambini che hanno problemi o che potrebbero averne, riducendo la presenza della “non-autonomia”», spiega.
Le oltre 200 prime visite effettuate quest’anno descrivono in parte l’impegno e la fiducia nel metodo Castagnini, che richiama persone da tutta Italia e anche dall’estero. Una metodologia che viene insegnata a figure specializzate, con centri di riferimento presenti sul territorio nazionale. «Siamo entusiasti di quello che stiamo facendo – ci tiene a precisare –, ma siamo sempre prudenti». Scienza e fede hanno segnato, fin dai primi passi, il percorso intrapreso da Castagnini. Prima la scelta di diventare prete e poi un’altra vocazione accolta: quella sì di studiare Medicina, ma di concentrare in modo particolare l’attenzione su alcune forme di disabilità. Tutto è apparso chiaro durante un viaggio a Lourdes, ma soprattutto dopo l’incontro con la mamma di Armando, cerebroleso, Alda Pagani: terapista, psicomotricista e logopedista ad honorem che tuttora, a 91 anni e su una carrozzina, affianca il neurologo nelle sedute quotidiane attorno al tavolo dell’ambulatorio. Tutti e tre sono partiti per Monaco: lì applicavano il metodo riabilitativo Vojta. E lì Castagnini, all’epoca ancora studente, ha capito di voler concentrare il suo impegno nel campo della Neurologia, dedicando attenzione ai bimbi che avevano avuto una sofferenza fetale alla nascita, durante la gravidanza oppure poco dopo.
Dopo 10 anni di lavoro e più di un migliaio di casi seguiti, il medico ha studiato attentamente i risultati raggiunti in una ricerca retrospettiva. Un dato, tra tanti presi in esame, evidenziava un quadro incoraggiante: «In 10 anni abbiamo seguito 41 bambini nella fascia di età 0-3 anni. Di questi, a distanza, 39 camminavano sulle proprie gambe, andavano a scuola con lo zainetto sulle spalle, conducevano una vita normale al pari dei coetanei». Risultati che sono stati una solida base per mettere a punto un metodo, applicato ormai da 50 anni, che consente ai piccoli pazienti di migliorare. Di camminare, appunto, sulle proprie gambe. «Prima si inizia a prendersi cura del bambino, più facili sono i risultati successivi», puntualizza il dottor Castagnini. Che detta, oltre all’importanza dell’intervento precoce, altre premesse indispensabili al percorso che affronta con le famiglie: «La costanza e la frequenza dell’applicazione della metodologia e la qualità che noi diamo danno risultati eclatanti. Abbiamo costruito un modo di lavorare che produce risultati. Fino addirittura a sorprendere...». La famiglia che entra nell’ambulatorio apprende un metodo che poi deve ripetere, con assiduità, a casa: «Se i genitori ci aiutano, i figli arrivano a una discreta autonomia, sicuri di sé, felici». Di pari passo, pure le mamme e i papà ritornano a sorridere.
Sono tante le storie, iniziate con una prognosi terribile e poi rischiarate dalla luce della fiducia, che il medico riferisce con gli occhi che si illuminano di gioia. Quel neonato definito «vegetale»: oggi cammina ed è indipendente. Quella bimba che, stando alle note sulla cartella clinica, doveva morire dopo pochi mesi perché affetta da una malattia rara e incurabile, la sindrome C: ora è una donna di 46 anni, con un diploma e tante passioni, va a cavallo e nuota benissimo. Si aggiunge la voce di Armando, che ha l’urgenza di testimoniare cosa quell’incontro avvenuto tra il medico e la madre ha rappresentato e rappresenta per lui e per tante persone. Il merito del dottor Castagnini? È stato ed è, risponde, dare speranza. 

Zio Mario e i suoi bambini
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento