Dietro le tante cadute la possibilità di riscatto
Da quando Luchino Visconti ha girato La caduta degli dei, il titolo del film si presta come facile metafora per indicare la fine ingloriosa nella quale si può finire precipitando anche dalle vette più eccelse. Dietro si cela sempre la dissoluzione del cuore umano...
Da quando Luchino Visconti ha girato La caduta degli dei, il titolo del film si presta come facile metafora per indicare la fine ingloriosa nella quale si può finire precipitando anche dalle vette più eccelse. Dietro si cela sempre la dissoluzione del cuore umano. Se Visconti racconta quella del regime nazista nelle figure torbide dei potenti Essenbeck, molto più vicino a noi, è la storia della corruzione politica, che potrebbe prestarsi a nuova metafora della caduta degli dei. Non manca giorno che la cronaca non ce ne consegni qualche campione.
Dissoluzione drammatica che tocca anche i vertici dello sport. Penso ai tanti casi del calcioscommesse, ma ancor più all’uso di sostanze dopanti. Per stare al ciclismo, ne sa qualcosa Alberto Contador, obbligato a restituire i titoli vinti al Tour e al Giro d’Italia e, ancor più, Lance Amstrong, per sette anni consecutivi vincitore del Tour de France ed obbligato a dar di ritorno i trofei vinti, umiliato come un bambino scoperto con le mani nel sacco.
Eppure non sempre la caduta degli dei ne decreta anche la loro fine. Se mai l’Anno della Misericordia ha anch’esso una sua valenza di metafora, oggi siamo a raccontare una storia in cui la risurrezione è possibile. Parlo del caso di Alex Schwazer, il campione di marcia di Vipiteno, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino, dal 2012 squalificato per quasi quattro anni da tutte le attività sportive per aver fatto uso di sostanze vietate. Una storia tristissima che lo portò ad essere congedato dall’Arma dei carabinieri, cui apparteneva, scaricato dalla Ferrero, suo sponsor principale, decretando nel contempo la fine della sua relazione con Carolina Kostner, campionessa mondiale di pattini, anch’essa coinvolta e squalificata per un lungo periodo, per aver mentito a chi portava avanti le indagini. Una storia che sembrava chiudersi su una fine senza via d’uscita e che invece oggi si riapre su scenari di riscatto e di vittoria. Ritornato nel cono d’ombra dell’umiltà e consegnato alle mani di medici responsabili, che hanno smesso di vederlo come la gallina dalle uova d’oro, riconsegnandolo alla dimensione della sua umanità, hanno permesso ad Alex di mostrare a tutti le sue reali potenzialità di fuoriclasse. È di pochi giorni fa il trofeo del suo riscatto, andando a vincere i campionati del mondo della marcia a squadre. Ora lo aspettano le Olimpiadi di Rio il prossimo agosto.
Ma non è il solo a portare in alto la palma della rivincita. Un po’ più a Nord, nella città di Leicester in Inghilterra, un certo James Vardy sta festeggiando la vittoria del campionato inglese della sua squadra. Solo qualche anno fa viaggiava col braccialetto elettronico per una condanna per rissa. Oggi è il bomber osannato e stimato da tutti. Giusto per dire che l’errore non può mai essere la parola finale che ci condanna.