Sulla pelle dei giovani si distrugge il domani
La storia questa volta va in onda al liceo artistico Giorgi-Woolf di Roma. Interessata alla salute degli studenti – si fa per dire – è una casa farmaceutica che sponsorizza la pillola dei cinque giorni dopo. Una pillola abortiva che consentirebbe anche alle sbadate, se mai dovesse capitare, di mettere rimedio a una gravidanza prendendosela con comodo...
La storia questa volta va in onda al liceo artistico Giorgi-Woolf di Roma. Interessata alla salute degli studenti – si fa per dire – è una casa farmaceutica che sponsorizza la pillola dei cinque giorni dopo. Una pillola abortiva che consentirebbe anche alle sbadate, se mai dovesse capitare, di mettere rimedio a una gravidanza prendendosela con comodo.
Fare pubblicità costa molto, deve aver pensato la Società italiana per la contraccezione, ideatrice dell’iniziativa, e poi c’è il rischio di sollevare polveroni senza raggiungere la clientela giusta. Andare nelle scuole, investendo pochi soldi, fa prendere due piccioni con una fava: primo, si risparmia; in secondo luogo consente di raggiungere un target di fruitori che sono il vero futuro dell’investimento. Quindi via a tutta birra.
I giovani, si sa, in fatto di creatività non hanno bisogno di andare a scuola da nessuno. E se gli dici che vincere vuol dire portarsi a casa mille euro a testa, è come arricchire l’uranio della fantasia. E infatti...
Oltretutto non serve scomodare neppure la vena artistica. A quella ci ha già pensato Sandro Botticelli, il quale non è neppure soggetto che rivendichi eventuali diritti di copyright. La sua Annunciazione alla Vergine, che celebra il più grande mistero di amore per una donna e per un credente viene presa, pari pari, come spot da far passare.
“Usala, fa miracoli” sussurra l’angelo allungando la pillola abortiva a Maria.
In altri tempi avremmo chiamato tutto questo blasfemo. Blasfemo lo è ancora, solo che oggi si finge che non lo sia. O meglio, lo si nasconde dietro il paravento della laicità e della libertà dì espressione che altro non sono se non l’arroganza di un paganesimo incalzante, diventato la nuova religione di un dio minuscolo, costruito a immagine della follia culturale del degrado contemporaneo. Un putridarium morale dove veniamo progressivamente ingaggiati come becchini di una civiltà in dissoluzione.
Non è comunque l’offesa al senso religioso, che in altre culture troverebbe ben altre risposte (chissà perché quando c’è di mezzo l’islam la sbandierata libertà di espressione mette la coda tra le gambe) a intristirci. L’amarezza più acuta nasce dal pensiero della profanazione che si fa dei giovani e dei presunti contenuti educativi che vengono proposti. La loro sarebbe una singolare stagione per risvegliare in essi il Dna dell’amore, quello vero, e della responsabilità.
E invece tutto sembra portarli dentro alla logica del mors tua vita mea. Dove la morte altrui non è soltanto quella di una pillola che legittima a far sesso perché tanto poi c’è la via d’uscita, ma prima ancora quella di un individualismo dove l’importante è star bene da soli e dove l’altro finisce per essere una cosa da gestire come nella raccolta differenziata. Arruolare dei giovani in questa logica è un grido di dolore che si leva da una società che collassa nell’indifferenza di troppi. Ma non basterà la Chiesa a frenare la caduta. È tutta la società, a cominciare dalla famiglia e dalla politica, che è chiamata a raccolta per dire basta alla legge del denaro, che vende illusioni mentre ruba l’anima.
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