Il Fatto di Bruno Fasani
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Da Dio agli dei, dietro i quali far emergere un Io senza alcun pudore

Non so cosa effettivamente avesse in testa il regista Thomas Jolly, quello per capirsi che ha ideato la serata inaugurale dei Giochi olimpici. Quando l’episcopato francese si è lamentato per la sarabanda di satrapi e drag queen in riva alla Senna, parodia, secondo i Vescovi, dell’ultima cena di Gesù, lui si è difeso dicendo che si è trattato di una rappresentazione del dio pagano Dioniso. Niente di più e niente di meno...

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Da Dio agli dei, dietro i quali far emergere un Io senza alcun pudore

Non so cosa effettivamente avesse in testa il regista Thomas Jolly, quello per capirsi che ha ideato la serata inaugurale dei Giochi olimpici. Quando l’episcopato francese si è lamentato per la sarabanda di satrapi e drag queen in riva alla Senna, parodia, secondo i Vescovi, dell’ultima cena di Gesù, lui si è difeso dicendo che si è trattato di una rappresentazione del dio pagano Dioniso. Niente di più e niente di meno.

Che poi abbia buon gioco a servirsi dell’evidente (e intenzionale?) equivoco, mi sembra fin troppo palese. Il fatto è che da tempo il cambio di... liturgia nella cultura contemporanea è un fenomeno incontestabile. Al Gesù di Nazareth e al suo messaggio di amore universale si è progressivamente sostituito un nuovo Olimpo pagano. A troneggiare Dioniso, in primis. Il dio del caos e della trasgressione, quello delle notti folli, dell’abuso di alcol e droghe, del tutto possibile senza misura, quasi a voler esplorare un infinito senza regole, che sa di cupio dissolvi, inconsapevole ma inevitabile ricerca di morte.

Se Dioniso sembra aver rubato il trono a Giove, intorno a lui danza scanzonato il dio Proteo, quello che non si riesce a catturare per le sue continue metamorfosi. Sale dagli abissi del mare per diventare leone, serpente, leopardo, maiale, o semplicemente acqua, oppure albero. Simbolo di quella modernità liquida dove nulla è più definito, uomo, donna, Lgbtq+++, maternità, paternità, nascere, morire. E che dire di Narciso, il dio dei selfie, di quell’individualismo diffuso, in cerca dell’eterna giovinezza, di un’estetica narcisistica fatta di tatuaggi, botulino, chirurgia plastica, per specchiarsi nello stagno della propria compiaciuta e solitaria individualità?

È questo lo scenario che ha preso il posto del Cenacolo, ben prima e ben dopo i tempi di una Olimpiade.

Lontano dall’idea di metter in piedi crociate, mi restano due inquietanti domande. La prima mi rimanda al perché le persone nelle loro varie identità affettive sentono il bisogno di ostentare questa loro diversità in maniera provocatoria e spesso volgare. A prescindere dall’offesa ai simboli o alle convinzioni cristiane, trovo che la vera offesa sia nei confronti di queste stesse persone che, nella loro diversità, vengono ridotte a tristi fenomeni da circo Barnum, consegnate a sguardi senza misericordia e senza pudore. Perché questi nostri fratelli e sorelle, e penso anche alle tante loro volgari provocazioni che si vedono nei Gay pride, non cercano nello sguardo degli altri quel rispetto che consenta loro di essere giudicati in quanto persone e non come caricature?

Un secondo dubbio mi porta a interrogarmi verso quale idea di democrazia ci stia portando una società ispirata al tutto possibile. Pur sapendo che anche la democrazia è perfettibile, nella sua essenza essa si configura come quella forma di governo tendente a garantire la libertà e i diritti fondamentali di tutti i cittadini. Ora è evidente che le libertà sono tante quante sono le teste dei cittadini che risiedono in un territorio. Come fare a rispettarle tutte, evitando che qualche libertà sia più libera di altre, trasformandosi in violenza o dittatura culturale? È solo un quadro di valori condivisi che può garantire uguale dignità ai cittadini, siano essi maggioranza o minoranza.

Emerge qui l’importanza della democrazia come custode di valori (oggi visti da molti come la causa dell’intolleranza), compreso quello della fede e della diversità delle religioni insieme ai diritti naturali, oggi osteggiati per un loro possibile rimando a un Dio creatore. Senza questa attenzione, le democrazie finiscono per svuotarsi, trasformandosi in puro esercizio formale, alla ricerca di maggioranze, con cui decidere, di volta in volta, che cosa è bene e che cosa è male.

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