Un tempo la chiamavano “azione personale”
I grandi campioni, spesso e volentieri, fanno dei giochi di magia. Tra i loro piedi, la palla sparisce da una parte e ricompare dall’altra, quando ormai – anche se il trucco l’hai capito – è troppo tardi per recuperare. Oppure ti fanno credere che stanno per scattare in una direzione e, appena hai abboccato alla finta, se ne vanno in quella opposta e tanti saluti...
I grandi campioni, spesso e volentieri, fanno dei giochi di magia. Tra i loro piedi, la palla sparisce da una parte e ricompare dall’altra, quando ormai – anche se il trucco l’hai capito – è troppo tardi per recuperare. Oppure ti fanno credere che stanno per scattare in una direzione e, appena hai abboccato alla finta, se ne vanno in quella opposta e tanti saluti.
Quando Ryan Giggs intercetta un passaggio sbagliato di Patrick Vieira, nella semifinale di Fa Cup del 1999 tra Manchester United e Arsenal, sa che dovrà inventarsi qualcosa. Perché lo scatto in avanti è generoso, sì, ma c’è più di metà campo da affrontare con la difesa avversaria schierata e i compagni di squadra troppo indietro per essere d’aiuto. E, soprattutto, il gol del secolo lo può fare solo Maradona, e neppure tutti i giorni. Prendere tempo: in questi casi bisogna prendere tempo e vedere cosa succede. Giggs invece corre in avanti, e probabilmente qualcuno dell’Arsenal si aspetta un passaggio anche all’indietro, che invece non arriva mai. Vieira torna sul centrocampista dello United che, più che un dribbling con finte e controfinte, accelera e basta. Poi rallenta, poi scatta di nuovo, poi rallenta e via così. In tutto questo, non ci sono giochi di prestigio: la palla è lì, ben visibile, ogni tanto bisogna toccarla e spostarla da un piede all’altro ma la corsa è pressoché dritta. Giggs si ritrova al limite dell’area, e continua a non avere compagni da servire, se non alle spalle.
La difesa dell’Arsenal si comporta come certi compagni di squadra alle partite di pallavolo delle superiori, quando si inizia a dire: «La prendi tu?», «Tua? O mia?» e, mentre l’interessante dialogo va avanti, la palla, non disposta ad ascoltare le riflessioni altrui, finisce per terra regalando il punto agli avversari. «Lo fermi tu?», sembrano dirsi tra loro i difensori dell’Arsenal, ma intanto Giggs rallenta e accelera, rallenta e accelera. Senza mai accennare a un doppio passo o a qualcosa di minimamente spettacolare. Poi, davanti al portiere David Seaman, scaglia una sassata sotto la traversa.
Ma la prodezza è stata tutta nella corsa, nel decidere di stupire proprio non facendo nulla di straordinario. Così abituati ai colpi ad effetto e ai tentativi di mettersi in mostra, forse è proprio facendo la propria parte – con un po’ di sana testardaggine – che si riesce davvero a stupire. Trasformando l’ordinario in straordinario.
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