Ingaggiato e cacciato nel giro di... dieci minuti
Ventidue anni alla guida dell’Arsenal. Per Wenger, il nome – Arsène – era già una premonizione. Sir Alex Ferguson sulla panchina del Manchester United ha fatto la storia: cinque anni in più del collega e generazioni di calciatori che, arrivati a lui giovanissimi, hanno trascorso tutta la carriera nei Diavoli rossi (da Giggs a Scholes) o sono andati a incassare milionate altrove (vedi Beckham).
Ventidue anni alla guida dell’Arsenal. Per Wenger, il nome – Arsène – era già una premonizione. Sir Alex Ferguson sulla panchina del Manchester United ha fatto la storia: cinque anni in più del collega e generazioni di calciatori che, arrivati a lui giovanissimi, hanno trascorso tutta la carriera nei Diavoli rossi (da Giggs a Scholes) o sono andati a incassare milionate altrove (vedi Beckham). «Hanno fatto la storia», si dice di loro. Chi resta a lungo stringe legami e alimenta nostalgie. Wenger ha vissuto annate difficilissime (tra il 2005 e il 2013 non ha vinto nulla), Ferguson ha avuto un avvio stentato: tre anni e mezzo di attesa per il primo trofeo, poi una valanga di successi. In Italia, dove la cultura della pazienza non è particolarmente sviluppata, sarebbe stato esonerato dopo un anno o due al massimo. Loro invece sono rimasti e hanno fatto la storia. Come Walter Winterbottom, ct inglese tra il 1946 e il 1962, o Matt Busby, che più o meno nello stesso periodo fu al timone del solito United. Chissà quanto sarebbe durata la storia di Leroy Rosenior. Una buona carriera da attaccante con la valigia in mano tra gli anni ’80 e ’90 (Fulham, Queens Park Rangers, West Ham e via andare), una carriera da allenatore un po’ meno importante. Nel 2007 lo chiama il Torquay United, sprofondato in Conference National, la quinta serie britannica, dopo la stagione più catastrofica della propria storia. Leroy conosce quell’ambiente, c’è già stato qualche anno prima. Potrebbe essere lui l’allenatore della risalita della squadra della contea inglese del Devon, a sud-ovest del Paese. Viene contattato dal club, stringe l’accordo, firma e viene presentato: «Leroy Rosenior è il nuovo manager del Torquay United». Al lavoro. Ora, non so quali lavori si possano portare a termine in dieci minuti. Cuocere un piatto di pasta, scrivere una mail non troppo lunga. O ascoltare tre canzoni, anche se questo non è proprio un lavoro. Neppure quello di Leroy, di fatto, lo è. Mentre lui viene presentato, la società cambia padrone. E il nuovo sceglie un altro allenatore. Nel giro di dieci minuti, Leroy Rosenior è presentato e cacciato dal club. Dura solo un attimo, la gloria, si intitola un libro su Dino Zoff. Dura solo un attimo, va bene. Ma qui stiamo un tantino esagerando.
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