Sarti, un grande portiere ricordato per una papera
Nei giorni scorsi ho visto un video postato da un prete, che mostrava le gaffe dei suoi colleghi nelle Messe in streaming...
Nei giorni scorsi ho visto un video postato da un prete, che mostrava le gaffe dei suoi colleghi nelle Messe in streaming. C’è di tutto: dal vescovo che invece del Covid chiede di pregare per i malati di Conad, fino al sacerdote anziano e poco avvezzo con gli smartphone che inavvertitamente nella diretta attiva dei filtri da teenager e finisce – almeno sullo schermo – per avere gli occhiali da sole o un cappello da mago, non proprio adatti a un momento di preghiera. Con la didattica a distanza non va meglio. Siamo tutti sotto osservazione, e quindi sotto giudizio. A partire dagli insegnanti, non pochi derisi dall’adolescente di turno, per arrivare ad altre categorie di lavoratori. Come se fossimo tutti famosi, la nostra figuraccia o le nostre debolezze finiscono sotto i riflettori. C’è chi, invece, sotto i riflettori c’è finito troppo poco. È Giuliano Sarti, professione portiere. Il 30 maggio 1957 si trova allo Stadio Santiago Bernabeu, per la finale della seconda Coppa dei Campioni. Il Real Madrid affronta la sorpresa del torneo, la Fiorentina. Di Stefano, Gento, Kopa, Munoz: tra i padroni di casa giocano alcune delle stelle del calcio mondiale. Come finirà la partita, lo diciamo subito: 2-0 per il Real, contro un’avversaria volenterosa ma troppo stanca e priva di idee rispetto a coloro che faranno un filotto di cinque Coppe campioni consecutive. Le telecamere, dicevamo, ci sono. Ma sono altri tempi e gli appassionati del calcio che fu possono rivedersi il rigore dell’1-0, il raddoppio sempre nella ripresa, e qualche azione qua e là, rigorosamente in bianco e nero. Non le grandissime parate di Giuliano Sarti che, a quanto raccontano le cronache dell’epoca, furono numerose. Tradotto: il primo tempo si sarebbe potuto tranquillamente chiudere sul 3-0 per i madridisti. Invece niente. I riflettori si accendono qualche anno dopo, quando dovrebbero restare spenti. Ossia quando Sarti, passato all’Inter, si fece scivolare un pallone decisivo contro il Mantova. Decisivo non solo per la partita, ma per lo scudetto, andato poi alla Juventus. Come un prof non è l’errore detto in diretta streaming (e magari registrato e spernacchiato da qualche alunno), così Sarti non fu solo quella papera, l’unico motivo per il quale molti lo riconoscono. Ma l’uomo che portò in alto la Fiorentina e uno dei più forti portieri italiani, nel tempo che fu prima di Dino Zoff.
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