Il Calciastorie
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“Quini”, il goleador del Barça che fu vittima di un sequestro

Puoi chiamarle “furie rosse”, ma in Inghilterra diventano agnellini. La nazionale spagnola si presenta a Wembley per l’ennesima volta, il 25 marzo del 1981, con un passato pieno di sconfitte e l’intenzione di sfatare il tabù. Manca Enrique Castro González, conosciuto come “Quini”, terribile attaccante del Barcellona...

Parole chiave: Calciastorie (6), Calcio (136), González (1), Quini (1)

Puoi chiamarle “furie rosse”, ma in Inghilterra diventano agnellini. La nazionale spagnola si presenta a Wembley per l’ennesima volta, il 25 marzo del 1981, con un passato pieno di sconfitte e l’intenzione di sfatare il tabù. Manca Enrique Castro González, conosciuto come “Quini”, terribile attaccante del Barcellona. Ma c’è Zamora, che al quarto minuto si inserisce a sinistra e mette sui piedi dell’impronunciabile Satrústegui un pallone da spingere in rete. Il sogno è vicino, ma sembra sfuggire: l’Inghilterra pareggia, con un tiro al volo da fuori area di Hoddle. Cinque minuti dopo, però, l’incontenibile Zamora chiude in bellezza un elegante contropiede. La Spagna vince a Londra, contro i maestri del calcio. Ma la notizia più bella per il fútbol spagnolo è a Wembley. Mentre si sta giocando la partita, infatti, la polizia spagnola sta portando a termine un blitz a Saragozza. Quini non era assente per infortunio o per scelta tecnica: era stato rapito tre settimane prima, al termine di una partita (6-0 contro l’Hercules) nella quale aveva segnato una doppietta. Richieste di denaro erano poi arrivate a Marìa Nieves, la moglie, e alla polizia, a volte firmate da un sedicente “Batallòn Catalano-Espanol”. A tradire i veri sequestratori, la presunta segretezza di un conto svizzero, che evidentemente – per motivi di questa gravità – tanto segreto non era. Rimandava a un elettricista di ventisei anni. Quel 25 marzo si presenta a ritirare il bottino e lo fermano prima che possa salire su un aereo con destinazione Parigi. Confessa tutto. Quini viene trovato nello scantinato di un’officina meccanica. Nonostante le tante assenze per il rapimento, sarà comunque lui a vincere il titolo di capocannoniere. Non chiederà alcun risarcimento all’elettricista e ai suoi complici. Continuerà a giocare a pallone, come aveva sempre fatto. Pochi anni dopo fu compagno di squadra, nel Barcellona, di un giovane talento argentino. «Fu un goleador di quelli che oggi mancano – ha detto Diego Armando Maradona poche settimane fa, appresa la notizia della morte di Quini –. Magari non toccava palla in tutta la partita, però quando tirava di sinistro, lo faceva come il miglior mancino, e quando tirava di destro era il miglior destro». Ma quel giorno l’incursione da ricordare non fu di una mezzala o di un centravanti, ma della polizia, che gli restituì la libertà.

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