Ciò che conta è avere fede, anzi “Fè”
“Non perdete la fede”. Potrebbe essere l’ennesima invocazione detta dal sacerdote in modo non sempre convinto e convincente. Oppure arriva davvero in un momento difficile, tremendo, tragico: guardate che c’è oltre. Oppure ancora, è una squadra di calcio a urlarlo. Anzi, a farci un intero video...
“Non perdete la fede”. Potrebbe essere l’ennesima invocazione detta dal sacerdote in modo non sempre convinto e convincente. Oppure arriva davvero in un momento difficile, tremendo, tragico: guardate che c’è oltre. Oppure ancora, è una squadra di calcio a urlarlo. Anzi, a farci un intero video. È il Getafe, club della Liga spagnola. Nei primi secondi è inquadrato lo stadio vuoto, con riferimento al Coronavirus. Di tanto in tanto, compaiono in sovrimpressione i testi: “Durante anni ci avete chiamato in modo affettuoso ‘Il Geta’. Però in questa stagione così difficile vogliamo chiedervi altro”. Le immagini dei tifosi, quando ancora andare allo stadio non sembrava così strano, si mischiano a quelle di oggi, con un dipendente del club che sistema alcuni seggiolini bianchi tra i tanti blu. Si scopre quindi la richiesta annunciata: “Usate l’altra metà del nostro nome”. Non “Geta”, ma “Fe”, fede, proprio le due lettere formate dai seggiolini bianchi. E ancora: “Il 17 di ottobre cambieremo il nome, per ricordare l’unica cosa che non possiamo perdere. Da parte di un club che se tiene a qualcosa, è questo”. La fede, che certo qui è sinonimo di fiducia, speranza, senza una connotazione religiosa. Ma il logo cambiato con la scritta in “Fe C.F.” non lascia indifferenti. Quella del club spagnolo non è una lezione di teologia, ma mostra come abbia senso parlare di “fè” nel momento in cui si lega davvero alle vite delle persone. Fede in questo momento difficile, nel quale questo o quel tifoso ha avuto il Coronavirus, ha perso un amico o un parente, ha dovuto chiudere l’attività. Quante volte parole così importanti, anche in ambito ecclesiale, sono dette come per assolvere un compito, ma senza che possano costruire un vero legame. E arrivano così ingrigite dal loro utilizzo. Possiamo prendere lezione dal Getafe, allora: non il “Geta”, ma la “Fè”. Pensando che non è un vago sentimento etereo, ma qualcosa che, se ce l’hai, ti cambia la vita. E il 17 di ottobre? Si giocava contro il Barcellona, e – come detto nel video – perdere quella partita non sarebbe stato importante, a confronto con la vera battaglia da vincere. Ad ogni modo, Getafe-Barcellona è finita 1-0. Così, tanto per dire.
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