Il Calciastorie
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La torta è buona anche se manca la ciliegina

L’eleganza in pantaloncini corti. Chi ha visto giocare Alessandro Nesta, da capitano della Lazio, non poteva non apprezzarne i movimenti, mai scomposti. Anche negli interventi in scivolata sembrava indossare giacca e cravatta, dalla compostezza di ogni suo movimento...

Parole chiave: Il calciastorie (121), Sport (139), Calcio (136)

L’eleganza in pantaloncini corti. Chi ha visto giocare Alessandro Nesta, da capitano della Lazio, non poteva non apprezzarne i movimenti, mai scomposti. Anche negli interventi in scivolata sembrava indossare giacca e cravatta, dalla compostezza di ogni suo movimento. Gianfranco Zola invece giocava più avanti, ed era un folletto con la palla ai piedi. “Magic box”, la scatola magica, l’avrebbero ribattezzato a Londra (sponda Chelsea), per sottolineare in un colpo solo l’altezza non eccelsa e i trucchi che gli riuscivano sul terreno di gioco. Troppo facile, aveva studiato alla scuola di Maradona, a Napoli. C’è qualcosa che unisce due calciatori così diversi, e non è simpatico da dire. Nesta ha il triste record di infortuni ai mondiali di calcio. A Francia ’98 si fa male nella terza partita del girone, contro l’Austria. Sostituito al 4’, non tornerà più in campo nella competizione. Quattro anni dopo, nella sfortunata spedizione di Giappone e Corea, viene toccato duro nel match contro la Croazia, e tanti saluti al mondiale. Nel 2006 è sì campione del mondo, ma da non protagonista, uscendo per infortunio contro la Repubblica Ceca (di nuovo ai gironi) e venendo rimpiazzato da quel Materazzi che sarà decisivo nel corso del torneo, e non solo per il gol di testa nella finale con la Francia.
Gianfranco Zola fa il suo esordio a un mondiale il 5 luglio del 1994, a Boston. Entra al 63’, al posto di Beppe Signori, e resta in campo 12 minuti, il tempo di essere espulso per un (inesistente) fallo a un difensore avversario, mentre stava riconquistando palla in attacco. Si mette in ginocchio, il tamburino sardo: non lo sa – ma forse può immaginarlo – che non giocherà più in un mondiale di calcio. Avrà la possibilità di riscattarsi all’Europeo del 2006, ma la fallirà, sbagliando contro la Germania il calcio di rigore che avrebbe regalato la qualificazione agli azzurri. Nesta e Zola, a livello di Nazionale, danno l’idea di qualcosa che resta incompiuto. Ma basta guardare le loro carriere e le emozioni che hanno offerto in campo, per poter dire che a volte, anche se non c’è la ciliegina sopra, bisogna guardare alla torta, bella e – soprattutto – saporita. Non è accontentarsi e neppure voler negare le disavventure. A patto che non nascondano il bello che c’è e che deve restare sotto i nostri occhi.

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