La lezione della porta vuota (perché tutti sbagliamo un gol)
Il portiere esce alla disperata, pochi passi fuori dall’area, ma riesce ad arrivare prima di tutti. Prima di Dennis Van Duinen, in particolare, giovane in forza all’Harkemase Boys...
Il portiere esce alla disperata, pochi passi fuori dall’area, ma riesce ad arrivare prima di tutti. Prima di Dennis Van Duinen, in particolare, giovane in forza all’Harkemase Boys.
Se i nomi non vi dicono nulla, è normale: la partita è valida per la quarta divisione olandese (la nostra serie D) dello scorso anno. L’Harkemase è già in vantaggio 2-0, e potrebbe arrotondare ancora di più quel risultato quando Dennis scatta al centro, superando di slancio il suo marcatore. Ma, purtroppo per lui, il portiere corre ai duecento all’ora e arriva per primo sul pallone. Vorrebbe calciarlo lontano, ma lo liscia clamorosamente. Dennis resta solo, davanti alla porta vuota. Gli avversari sono già fermi, sono troppo indietro e non credono più alla possibilità di recuperare in extremis. Forza Dennis, appoggia quel pallone in rete e torna indietro. Il giocatore in maglia rossa si avvicina alla sfera e tenta un inutile tiro ad effetto. Inutile, perché l’effetto serve a sorprendere il portiere, che però in questo caso è già fuori causa. L’unico effetto – per l’appunto – è che il pallone esce.
Perché rendere complicate le cose semplici? Per irridere gli avversari?
La partita, ovviamente, non è finita. Così la formazione avversaria, il Capelle, ha tutto il tempo per rimontare e vincere 3-2.
Giornali italiani scriveranno che van Duinen avrà pensato di «cambiare mestiere» (ma giocare nella quarta divisione olandese ti fa arrivare a fine mese?), definendo quello del terzino dell’Harkemase «l’errore dell’anno».
Forse è anche quello del secolo o del millennio, chissà, ma proprio per questo sarebbe importante non commetterlo nei confronti dello stesso Dennis, un ragazzo di vent’anni che su un campo di calcio ha fatto il bullo, gli è andata male e ha imparato la lezione.
In fondo, è accaduto a tutti noi – a quell’età, o anche molto dopo – di prendere una cantonata su qualcosa di semplice, per esempio scrivendo un articolo pieno di strafalcioni grammatiquali (ok, questo era voluto, ma altri no).
O intestardendoci su un tiro ad effetto anche quando la vita, in quel momento, ci chiede solo di appoggiare la palla in porta.
E nulla più.
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