La fuga scudetto di Totti passò da un convento di frati
La chiamano fuga scudetto. A volte anche troppo presto. Quando una squadra, a metà ottobre, ha quattro punti di vantaggio sulla seconda, è già in “fuga scudetto”. In tv, sui giornali, sulla bocca della gente...
La chiamano fuga scudetto. A volte anche troppo presto. Quando una squadra, a metà ottobre, ha quattro punti di vantaggio sulla seconda, è già in “fuga scudetto”. In tv, sui giornali, sulla bocca della gente. Io non sono superstizioso, però... Però mi ricordo di Federico. Un ragazzo in gamba, molto più di me. Al liceo, dopo un compito in classe di inglese o di matematica, esultava: «È andata benissimo». Qualche giorno dopo, ci veniva restituita la verifica, e sul suo foglio era impresso un 4, nella migliore delle ipotesi. Le ragazze che invece erano disperate perché forse avevano sbagliato mezza virgola, aggiungevano l’ennesimo 9 alla collezione.
Diffidare quindi della “fuga scudetto”, anche se ogni tanto si verifica sul serio. Il Milan di Capello triturava gli avversari e quando un anno perse una partita contro il Parma, esultai al gol di Faustino Asprilla. Non in diretta, perché “vidi” il gol in una vignetta del Giornalino, qualche giorno dopo, ma sembrava davvero di essere lì. Anche i più forti di tutti – non li chiamavamo “marziani” – potevano prendersi il loro 4 in un compito, come sarebbe accaduto anni dopo a Federico.
Quella della Roma, nel 2001, non è stata una fuga scudetto. Una battaglia, piuttosto, durata tutto un campionato e con la Juventus come rivale principale, oltre ai cugini della Lazio, peraltro campioni uscenti. Il titolo arriva il 17 giugno all’Olimpico, contro un Parma già certo del quarto posto in campionato. Francesco Totti segna, festeggia, poi va insieme a parenti e amici in un ristorante. Piccolo problema: per strada è pieno di tifosi giallorossi e si sparge la voce che il capitano sia lì dentro. Totti si affaccia e lo capisce subito: è spacciato. Cosa può fare? Nascondersi in un carrello vivande? Vestirsi in incognito? Seconde uscite non ce ne sono. Il proprietario gli indica l’unica soluzione percorribile: scavalcare un’inferriata e saltare nel terreno adiacente, all’interno di un convento.
Totti segue il consiglio e si getta dell’altra parte, sperando di non essere scambiato per un ladro. Spiega tutto ai frati, che lo portano all’uscita. Non prima, però, di aver fatto una foto col capitano. E la fuga scudetto è completata.
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