Letture sotto l’ombrellone in compagnia di “don Lisander”
Nel 150° anniversario della morte di Alessandro Manzoni (Milano 1785-1873) sono uscite molte opere che hanno segnato una forte ripresa di interesse sull’autore dei Promessi sposi con una serie di articoli, libri e interventi che sottolineano il carattere fondamentale della sua opera...
Nel 150° anniversario della morte di Alessandro Manzoni (Milano 1785-1873) sono uscite molte opere che hanno segnato una forte ripresa di interesse sull’autore dei Promessi sposi con una serie di articoli, libri e interventi che sottolineano il carattere fondamentale della sua opera. Molto bello l’articolo di Walter Siti del 13 maggio scorso su Tuttolibri de La Stampa (pag. X), dove l’autore si sofferma sul concetto opera aperta applicato ai Promessi sposi e si chiede perché Manzoni, al contrario di altri, sia l’autore di un solo romanzo che è, in definitiva, una sintesi di tutti i generi possibili che uno scrittore possa tentare nel corso della sua vita, “dal melodramma alla tragedia, passando per la commedia”. Molto articolato anche l’inserto di Famiglia Cristiana, dove spicca la conversazione con Angelo Stella, presidente del Centro nazionale di studi manzoniani, che riflette sulla compresenza in Manzoni degli elementi che lo legarono all’Illuminismo e sulla successiva, tormentata adesione alla fede. I luoghi dell’infinito, il supplemento mensile di Avvenire (maggio 2023), interamente dedicato al Gran Lombardo, raccoglie densi contributi del citato Angelo Stella, del card. Gianfranco Ravasi, di Carlo Ossola e Franco Cardini. Da centellinare.
Sul fronte degli arrivi in libreria, già dalla fine dell’anno scorso gli editori si sono preparati per il 150°. Da Laterza nel 2022 e poi, poche settimane fa, anche da Solferino è uscito un prezioso libro di Roberto Bizzocchi, Romanzo popolare. Come i Promessi sposi hanno fatto l’Italia. Un invito ad una rilettura dei Promessi sposi in un modo un po’ diverso dal solito, cioè in compagnia non di un letterato, ma di uno studioso di storia d’Italia. Si viene così a scoprire che i Promessi sposi hanno un carattere fortemente politico e ci dicono moltissimo sulla nostra storia – non solo quella del Seicento –, sul nostro carattere nazionale, sull’impronta che il cattolicesimo ha lasciato, nel bene e nel male, nella nostra coscienza morale.
E infine, due romanzi. Ha visto la luce, alla fine del 2022, il bellissimo e fortemente innovativo Le due mogli di Manzoni di Marina Marazza (Solferino), uno sguardo attento alla vita e alla famiglia di Manzoni dopo Enrichetta Blondel, scomparsa il giorno di Natale del 1833, al cui posto fu per 24 anni l’aristocratica Teresa Borri Stampa (1799-1861), sposata dallo scrittore nel 1837. Un tuffo nella cultura e nella temperie da cui nacque il nostro Risorgimento, di cui Manzoni fu una delle indiscusse autorità. E uno sguardo tutto al femminile: che marito fu don Lisander, di cui la giovane e ricca aristocratica milanese, già precocemente vedova del conte Decio Stampa, che portava in dote il figlio Stefano, amatissimo dal Manzoni, si innamorò leggendo il Romanzo? Come convisse con la suocera ottantenne e la vociante tribù manzoniana nelle dimore amate da Alessandro, tra il palazzo di via del Morone e la sede estiva di Brusuglio, arrivata in dote da Carlo Imbonati che, a Parigi, fu, fino alla morte, il compagno della madre Giulia Beccaria? Sapidi intermezzi, curiosità, un filo del racconto che toglie il fiato e che umanizza la figura del don Lisander austero tramandatoci dalla vulgata scolastica. Sicuramente una lettura arricchente.
E infine, La correttrice. L’editor segreta di Alessandro Manzoni, romanzo di Emanuela Fontana (Mondadori) che racconta la vicenda di Emilia Luti, la giovane donna fiorentina che aiutò lo scrittore nella revisione linguistica della “Ventisettana”, l’edizione dei Promessi sposi uscita nel 1827, fino ad arrivare all’ultima e definitiva versione del 1840-42, la “Quarantana” appunto, uscita a fascicoli dagli stampatori milanesi Gugliemini e Redaelli. Tutti romanzi misti di “realtà e invenzione”, arricchiti da qualche buona iniezione di “fictional”, come un piccolo segreto, che non vi svelo, in uno dei due. Chissà cosa avrebbe detto don Lisander.
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