Riempire i giorni di gesti di pace
“Strumenti di pace”: è il tema con cui 500 giovani della diocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni si sono ritrovati a pregare nel giorno – 3 settembre – in cui la Chiesa locale fa memoria del beato fra’ Gerardo Sasso (1040-1120).
“Strumenti di pace”: è il tema con cui 500 giovani della diocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni si sono ritrovati a pregare nel giorno – 3 settembre – in cui la Chiesa locale fa memoria del beato fra’ Gerardo Sasso (1040-1120). Nato a Scala, nel primo entroterra amalfitano, secondo la tradizione si sarebbe spostato giovane in Terra Santa, nel monastero benedettino di Santa Maria dei Latini a Gerusalemme, adiacente al quale alcuni mercanti suoi concittadini avevano ricostruito, verso il 1070, un hospitale per accogliere i pellegrini e curare i malati.
Erano gli anni della prima crociata, dello scontro tra cristiani e musulmani: proprio in questo clima Sasso ebbe l’intuizione di costituire un gruppo di persone che fossero strumento di comunione e rispetto, accoglienza e assistenza per chiunque, a prescindere da fede e razza. Era la base di quello che oggi conosciamo come Sovrano Ordine Militare dei Cavalieri di Malta.
A rendere ancora più particolare l’anniversario in quest’anno è stata la coincidenza di date con l’inizio ufficiale del viaggio apostolico di papa Francesco in Estremo Oriente: Indonesia, con le fatiche della convivenza tra 300 gruppi etnici, mentre i pochi cattolici (circa 3%) devono fare i conti con l’oceano di musulmani (87%) e qualche estremista; Papua Nuova Guinea dove i problemi socio-economici sono tanti e i culti tradizionali sono ancora molto radicati, pure tra i neo-cattolici; nella cattolicissima ma poverissima Repubblica democratica di Timor-Leste, che fa i conti con un’indipendenza molto recente e faticosa; Singapore con la sua ricchezza e le sue contraddizioni, le religioni orientali e le tensioni razziali in un Paese di tanti immigrati.
Tutto questo ha portato i giovani della costiera amalfitana a pregare in maniera speciale per il viaggio e il Pontefice stesso a inviare loro un messaggio in cui ha sottolineato che per essere davvero strumenti di pace occorre “riempire la giornata di gesti di pace” ovvero di servizio, tenerezza, perdono; “pregare con il cuore per la pace” anche se sembra una realtà impotente; “vivere come pellegrini di speranza” avendo il coraggio di non arrendersi alle logiche della guerra, ma di cercare sempre cammini di riconciliazione.
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