Papa Ratzinger “libero” di razza
È nota la passione che Benedetto XVI nutriva per il calcio. Era tifosissimo del Bayern Monaco (di cui era socio onorario) e anche amico di una delle sue bandiere più iconiche...
È nota la passione che Benedetto XVI nutriva per il calcio. Era tifosissimo del Bayern Monaco (di cui era socio onorario) e anche amico di una delle sue bandiere più iconiche: Franz Beckenbauer, il kaiser del calcio tedesco considerato non a torto, come interprete del ruolo di “libero”, quanto di più perfetto si sia mai potuto vedere su di un campo di calcio (con Scirea, secondo me). Ascoltando in diretta una trasmissione radiofonica della Radio nazionale subito dopo l’annuncio della notizia della morte del Papa emerito, nella quale intervenivano diversi colleghi vaticanisti e non, mi hanno particolarmente colpito le espressioni di un giornalista (di cui non sono riuscito a sentire il nome, ma che ringrazio per il prezioso assist) che proponeva un singolare paragone tra i due personaggi. Franz giocava, nella piena maturità della sua carriera, alle spalle di tutti: un difensore moderno, dal palleggio elegante accompagnato da una tecnica perfetta, ma la sua dote migliore era il lancio in profondità preciso e smarcante che rovesciava gli equilibri.
Analogamente Benedetto, considerato (a torto o a ragione) un difensore della dottrina e un argine contro gli attacchi alla religione cristiana, si è sempre distinto per l’eleganza nei modi di fare e per la chiarezza con la quale spiegava – con parole comprensibili e al tempo stesso raffinate – i concetti teologici. Poi ad un certo punto ha inventato il “lancio” con il quale in un solo colpo ha scavalcato anni di tentativi di riformare la Chiesa. Con le dimissioni avvenute il 28 febbraio 2013, ha sancito un volta per tutte che non esiste nessun ministero “a vita”, ha decretato la desacralizzazione del ruolo del Pontefice e, infine, con i quasi 10 anni di vita monastica, ha inventato e interpretato al meglio il ruolo del Papa emerito.
Qualche volta si comprende la vera caratura di una persona da quello che dice, altre volte da quello che tace; a volte da come dirige l’orchestra come maestro, altre volte da come esce dalla ribalta. Grazie al cielo abbiamo potuto goderne l’intelligenza e la passione per la fede quando è salito sul soglio più alto, così come abbiamo avuto il dono di godere della sua paternità timida e mai invasiva quando ha riconosciuto la sua umana fragilità e ha compito l’azione da “libero” di razza, la più spettacolare della sua vita.
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