Giù le mani dall’Africa!
Punti di (s)vista. La visita pastorale di papa Francesco nel cuore dell’Africa si presta, com’è naturale che sia, a diverse valutazioni, compresa la non considerazione...
Punti di (s)vista. La visita pastorale di papa Francesco nel cuore dell’Africa si presta, com’è naturale che sia, a diverse valutazioni, compresa la non considerazione. Il punto di vista degli esperti di realpolitik vede in questi viaggi pastorali del Pontefice una sorta di fuga dall’ambiente curiale romano, le cui arie sarebbero sempre più asfissianti, ma sotto traccia denunciano una deriva mondialista che perde di vista la presunta centralità culturale europea che starebbe alla base dell’identità cristiana. Non proprio un viaggio di piacere, insomma, ma senz’altro uno spostamento strategico dell’attenzione. Come a dire: visto che l’Occidente è ormai perso, proviamo a rifarci in altre aree del mondo. Quindi questo viaggio, che fa da pendant con l’apertura dell’Anno santo del 2015 a Bangui in Centrafrica, sarebbe in linea con la nuova visione strategica della missione della Chiesa inaugurata dal Concilio Vaticano II.
Il punto di vista del Papa, come ha dichiarato egli stesso, è quello di un pellegrino ecumenico dove l’intento non è fare nuovi proseliti, ma accendere i fari internazionali sullo stato in cui si trovano i Paesi africani, soprattutto quelli più ricchi di risorse naturali oggi divenute assai preziose per realizzare la transizione ecologica. Ecco il grido di denuncia di Francesco contro l’indifferenza sullo stato di degrado cui è soggetto il continente africano: «Giù la mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare». Parla di diamanti insanguinati, di ogni forma di sfruttamento, di colonialismo economico schiavizzante, di una storia tormentata dalla guerra, di migrazioni forzate e corruzione. Se proviamo a guardare la realtà con i suoi occhi, ci rendiamo conto che il problema della Chiesa non è l’essere divenuta minoranza, ma la progressiva perdita di creatività nell’annunciare il Vangelo nel contesto dei cambiamenti in atto nel mondo.
Infine non sarebbe male considerare il punto di vista anche delle migliaia di fedeli che hanno assiepato la strada che il Papa ha percorso dall’aeroporto fino alla meta della visita nella Repubblica Democratica del Congo. Sono la periferia del mondo, gli “scarti”. Ma almeno qualcuno accanto a loro c’è.
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