“Percepire” il mondo senza poterlo più vedere
di BEATRICE CASTIONI
Alessandro Bordini: da non vedente ha visitato 90 Paesi, scritto libri, creato puzzle...
di BEATRICE CASTIONI
Dove andare quando si perde la strada? Immaginiamo un’imbarcazione in mezzo al mare, dotata di ogni comfort e tecnologia, pronta a solcare le onde più insidiose. I presupposti per una buona navigazione ci sono tutti, senonché la barca non ha una rotta da seguire. Se ne sta ferma in mezzo al mare, e così passano i giorni, i mesi e gli anni, e quel perfetto natante a mano a mano diventa un relitto trasportato dalla corrente, arenato su una spiaggia del niente.
«Le persone sono come imbarcazioni: fatte per navigare ma, senza una meta chiara da raggiungere, una rotta da seguire, sono destinate a infrangersi contro i pericoli della vita, ad affondare sotto i colpi delle sciagure, ad arenarsi nella triste solitudine». Con queste parole il veronese, originario di Nogara, Alessandro Bordini, racconta cosa sentiva quando tutto è iniziato, quel marzo del 2009.
A 21 anni Alessandro sente il fuoco della gioventù arderlo dentro: «Avevo voglia di esperienze forti, l’adrenalina mi dava la carica e progettavo sempre nuovi modi per superare i miei limiti. Un giorno scoprii la passione per il paracadutismo, disciplina che incanalava tutte le mie energie e soddisfaceva quel senso di libertà e fuga che andavo cercando. Nel 2009, l’incidente: ricordo il decollo, di essermi lanciato, poi più nulla».
Dopo aver superato il coma, complicati interventi, mesi in ospedale e tanta fisioterapia, Alessandro ha deciso di sfruttare ciò che gli era rimasto. L’incidente gli aveva causato infatti la perdita permanente della vista. Accettare questa nuova condizione non è stato facile, ma la frequentazione di un seminario sulle facoltà del cervello e sul potere della volontà e della determinazione gli hanno permesso di percepire la situazione sotto un punto di vista diverso.
Ecco che, quattro anni dopo il momento che gli ha cambiato la vita, Alessandro decide di partire per un viaggio intorno al mondo, completamente da solo. La scommessa era incontrare in ogni luogo persone disposte ad aiutarlo, anziché approfittarsi di lui. Una sfida, insomma, tra fiducia e pregiudizio, tanto nei suoi confronti quanto in quelli dell’intera umanità. «Se ho incontrato solo persone gentili? Nei 90 Paesi che ho visitato, dall’America all’Europa, dall’Africa all’Oceania, certamente ho dovuto affrontare parecchie difficoltà, ma spesso l’aiuto arrivava sotto le vesti più impensabili. Per esempio, in Repubblica Dominicana sono stato aiutato da un borseggiatore; in Norvegia da un tossicodipendente; in Papua Nuova Guinea ho alloggiato in un dormitorio di poliziotti; in Zambia ho goduto delle cortesie di un imprenditore sudafricano. È importante perciò evitare di definire gli uomini come buoni o cattivi. Ognuno ha dentro di sé così tante sfumature, che giudicarne l’essenza basandosi su singoli gesti crea divisione e conflitto anziché comprensione e pace – sottolinea –. Se si ascoltano i principali canali di comunicazione, l’aria che tira sa di crisi, di declino morale, di sfiducia verso il genere umano. Io invece voglio aver fiducia nel nostro futuro. Può sembrare una banalità, ma ragionare in questo modo fa tutta la differenza del mondo».
Tanti volti e storie sul cammino di Alessandro e il desiderio di condividerli attraverso un blog, un diario di bordo che documentasse passo dopo passo la sua realtà. Nascono così il progetto “Light the Planet” e di seguito il primo lavoro editoriale Crescere al buio, romanzo autobiografico che riporta nel dettaglio la vita di Alessandro dopo l’incidente; l’iniziativa “Eat the dark”, che propone a normovedenti cene al buio; e il secondo libro che racconta una parte del suo viaggio, Il giro del mondo come non lo avete mai visto. Oltre al desiderio di portare il suo vissuto a quante più persone possibili e di dare fiducia e speranza a chiunque stia passando un momento di difficoltà o scoraggiamento, Bordini con i proventi di questa seconda pubblicazione sta supportando l’istruzione di 13 bambini di Kampala (Uganda). Le intenzioni sono quelle di estendere l’aiuto a un numero di ragazzi sempre maggiore, «così che questi ragazzi possano diventare nuova risorsa per il loro Paese e soprattutto avere una possibilità per decidere il loro futuro».
Oltre all’impegno per il sociale e ai progetti già citati, Bordini porta avanti anche “Pilates con Vincia” in collaborazione con la pallavolista professionista e istruttrice di pilates Cristina Vinciarelli: «Volevamo dare l’opportunità alle persone cieche che hanno difficoltà ad uscire, di allenarsi comodamente da casa. Tramite la piattaforma Zoom sono guidati dalla voce di Cristina, a cui ho insegnato a condurre efficacemente una lezione col solo uso della voce. Dopo un anno di test con sole persone cieche, “Pilates con Vincia” si apre ora a chi volesse provare un metodo di allenamento eccezionale, che stimola enormemente la percezione e l’ascolto del proprio corpo». Vulcano di idee, Alessandro ha brevettato un sistema per poter fare puzzle complessi senza l’uso della vista: puzzle quindi inclusivi.
«È possibile constatare che, da tutti i traguardi che ho raggiunto da quando non ci vedo, ciò che riteniamo impossibile è spesso stabilito da un limite di cui siamo convinti – prosegue –. La paura del diverso e dell’ignoto ci bloccano a tal punto che non proviamo nemmeno... E allora preferiamo restare nella scomoda quotidianità, piuttosto che esplorare le potenzialità di un futuro migliore. Se ci si pensa, il buio fa paura perché ci immaginiamo mostri e pericoli nascosti; ma se solo decidiamo di accendere la luce, allora noteremo svanire molti dei nostri demoni. E quando non si teme più di perdersi, ritrovare la strada diventa un gioco divertente».
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