Due vite perdute
Quanta tristezza ci lascia nel cuore la tragica vicenda di Daniele e Roberto. La loro storia è stata resa pubblica da un servizio televisivo delle “Iene” scatenando una tempesta mediatica...
Quanta tristezza ci lascia nel cuore la tragica vicenda di Daniele e Roberto. La loro storia è stata resa pubblica da un servizio televisivo delle “Iene” scatenando una tempesta mediatica. Alla fine abbiamo due suicidi: la prima morte è quella di Daniele, 24 anni, forlivese, che si era innamorato di Irene conosciuta on line, ma mai incontrata dal vivo e dopo la scoperta che la sua fidanzata con la quale si era giurato amore eterno in realtà non esisteva, ma celava Roberto, 64enne di Forlimpopoli, il giovane non ha retto, tutto il suo mondo, purtroppo solo virtuale, si è sgretolato in un istante e ha posto fine alla sua vita. Ce ne sarebbe a sufficienza, ma non c’è limite al peggio e quindi la cosa non finisce qui – sembra una tragedia greca –, infatti dopo un anno l’autore dello “scherzo durato a lungo”, come lo definisce lui, viene rintracciato e la famiglia di Daniele gli intenta una causa. Il resto lo fa la gogna mediatica e il fatto che Roberto, una volta riconosciuto dopo il servizio mandato in onda dalle “Iene” e smascherato, ha subìto una serie di minacce sui social e addirittura l’esposizione dei manifesti recanti la scritta “devi morire”. Così anche Roberto alla fine non ha retto e ha deciso di farla finita.
Due vite stroncate, due vittime molto diverse tra loro, due esistenze che si incrociano per “scherzo”, un unico tragico epilogo. Questa vicenda dà molto da pensare: sui giovani e le loro fragilità che cercano di compensare in rete non trovando altri sostegni; sui meno giovani che giocano con i sentimenti delle persone, senza rendersi conto che certe azioni possono diventare trappole senza scampo. Sul confine sottile e talvolta invisibile che separa il diritto di informazione e di espressione dall’invasione nella vita delle persone; sul mondo virtuale che però ha conseguenze per nulla virtuali sulla vita reale.
Nessuno voleva che la vicenda finisse così assurdamente (ci auguriamo), ma ricordiamoci che ci vuole poco per far soffrire tanto una persona, soprattutto se è fragile, e anche che il male è come un boomerang, prima o poi ci ritorna indietro.
Il mondo si è ampliato enormemente diventando addirittura multiverso; la realtà digitale va sicuramente abitata ma intelligentemente e coltivata seminando semi di resilienza.
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