Condiscepoli di Agostino
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Tu sei misericordioso, io sono misero

Sotto il profilo della spiritualità quaresimale, una parte importante è riservata alla riscoperta della misericordia di Dio...

Parole chiave: Vescovo Emerito di Verona (35), Aforismi (57), Sant'Agostino (190), Mons. Giuseppe Zenti (330)

Sotto il profilo della spiritualità quaresimale, una parte importante è riservata alla riscoperta della misericordia di Dio. Ovviamente, è data la grazia di riscoprirne il valore a chi ha preso coscienza di averne necessità. E ne prende coscienza chi riconosce di essere peccatore. Tale è stata l’esperienza di Agostino. Le stesse Confessioni altro non sono se non una sinfonia della misericordia di Dio che lo ha salvato infinite volte dal naufragio morale, nel quale fino alla conversione avvenuta a trentadue anni era sempre in procinto di essere travolto. Non si stanca mai di parlarne e sempre con commozione. Come quando presenta l’incontro di Gesù con la peccatrice. Resta famoso l’aforisma: “Stette là la misera e la Misericordia”. Altre volte, ebbe a dire di se stesso: “Miseria mea, misericordia tua”. Ma un testo, sempre delle Confessioni, merita una singolare attenzione. Questo il nucleo: “Ecco, non nascondo le mie ferite. Tu sei il medico, io il malato. Tu sei misericordioso, io sono misero” (Confessioni 10,28.39). Da notare che all’inizio del paragrafo aveva riconosciuto il suo stato di miseria: “Poiché non sono ancora pieno di Te, sono di peso a me stesso” (Ivi). Eppure, quando Agostino scriveva il libro decimo delle Confessioni era già convertito, anzi, era vescovo. Ciononostante, non si sentiva ancora perfetto. Riconosceva di avere ancora necessità della misericordia di Dio, di essere continuamente purificato. E se non cessa di cantare con i fedeli e per i fedeli la misericordia di Dio è solo perché lui stesso percepiva di averne bisogno ogni giorno. Dunque: “Tu sei misericordioso, io sono misero”. Il fatto di avere coscienza di non essere destinato alla disperazione e alla morte spirituale, grazie alla certezza di fede che esiste e aleggia, sopra tutto, sopra ogni peccato, anche gravissimo, la misericordia di Dio, consente ad ogni peccatore di avere fiducia nella possibilità di essere risanato e salvato. In definitiva ecco Dio e l’uomo! Non un Dio deciso a punire il peccatore, ma che “si compiace di usare misericordia con lui e getta i suoi peccati nel profondo del mare della sua misericordia”, come aveva annunciato il profeta Michea, alla conclusione del suo libro.
† Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona

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