Ravvivare il senso di appartenenza alla Chiesa
L’Anno Giubilare della Misericordia coinvolge non solo il singolo credente ma l’intera Chiesa Cattolica, dentro il cui dinamismo di conversione ha senso e valore quello del singolo. In effetti, il Giubileo è un fatto ecclesiale e non una esperienza intimistica...
L’Anno Giubilare della Misericordia coinvolge non solo il singolo credente ma l’intera Chiesa Cattolica, dentro il cui dinamismo di conversione ha senso e valore quello del singolo. In effetti, il Giubileo è un fatto ecclesiale e non una esperienza intimistica. Di conseguenza, ravvivare il senso di appartenenza battesimale alla Chiesa è uno dei due obiettivi, in dittico con la fede operosa, della conversione cui ci chiama l’Anno Giubilare. Uno non sta in piedi senza l’altro. Al punto che, accanto alla recita del Credo e il passaggio dalla Porta santa, per ottenere il dono dell’indulgenza occorre anche una preghiera per il Papa!
A che scopo tale preghiera? Il Papa, chiunque egli sia, è il vicario di Cristo, il successore di Pietro, la personificazione dell’unità comunionale della Chiesa, come si esprime Sant’Agostino, garante, come capo del Collegio apostolico dei Vescovi, dell’autenticità e integrità della fede. Pregare per il Papa significa esprimere una preghiera per la Chiesa, della cui appartenenza manifestare la fierezza. L’Anno Giubilare è dunque una occasione quanto mai propizia per riscoprire il senso del proprio Battesimo, attraverso il quale, per pura grazia di Dio, siamo divenuti membri del Corpo di Cristo che è la sua Chiesa. Di conseguenza, riprendere più viva coscienza di che cosa vuol dire essere cristiani nell’oggi, senza rossore, ma con il senso delle proprie responsabilità nei confronti della missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo. Ogni battezzato, infatti, è per natura missionario, mediante l’annuncio del Vangelo reso credibile dalla testimonianza di vita del credente. La coscienza pertanto dell’essere membro della Chiesa ci fa sperimentare comunità di inviati a collaborare con l’azione dello Spirito per l’evangelizzazione, mentre ci fa sentire una famiglia, la famiglia dei figli di Dio. In definitiva, la presa di coscienza dell’essere Chiesa ci fa consapevoli del nostro ruolo nella storia della salvezza, come persone su cui Cristo stesso fa conto per attuare nell’umanità la sua opera di salvezza.
Va evidenziato però un ulteriore aspetto della Chiesa, per cui sentirci fieri di appartenerle in qualità di membri: nel progetto trinitario di Dio sull’umanità, esplicitato dalla volontà di Cristo, la Chiesa è stata costituita “sacramento universale di salvezza”. A cominciare da me fino all’ultimo dei battezzati e dei salvati. È grazie al ministero istituzionale affidato da Cristo alla sua Chiesa che io sono entrato a farne parte mediante il Battesimo. Attraverso il suo ministero ho ricevuto gli altri sacramenti e ho accolto il dono della Parola di Dio con autenticità e integrità. Concretamente, ciò che io sono, dopo il dono della vita, è dono della Chiesa attraverso il suo ministero sacramentale. Il mistero della salvezza per me passa attraverso il suo ministero. Come, del resto, in ogni opera di salvezza, anche di chi non crede, o pratica altre religioni, pur in modo misterioso è coinvolta la Chiesa.
Pertanto, riprendere coscienza in questo anno Giubilare dell’essere membra della Chiesa e farne crescere e maturare in noi la consapevolezza, va considerata una singolare grazia di Dio. E potrebbe di fatto costituire un sigillo di autenticazione dell’incidenza effettiva dell’Anno Giubilare della Misericordia: più prenderemo coscienza del valore della Chiesa per la storia dell’umanizzazione piena e della civiltà, del nostro stesso essere Chiesa oggi, più la amiamo come è, più, in concreto, potremo dire a noi stessi che l’Anno Giubilare della Misericordia non è passato invano per noi.