L’Eucaristia sacramento della pietà, segno dell’unità, vincolo della carità
Agostino era più che mai convinto che se la carità fraterna è il tessuto connettivo dell’unità della Chiesa, lo Spirito Santo ne è l’anima e il suo nutrimento è l’Eucaristia. Cristo, infatti, volendo che noi fossimo congiunti inseparabilmente a Lui e tra di noi, ha consacrato sulla mensa il mistero della nostra unità, l’Eucaristia nella quale ci è dato di riconoscere il mistero del proprio corpo, cioè di quella Chiesa che la Bibbia considera come corpo di cui Cristo è il capo.
Agostino era più che mai convinto che se la carità fraterna è il tessuto connettivo dell’unità della Chiesa, lo Spirito Santo ne è l’anima e il suo nutrimento è l’Eucaristia. Cristo, infatti, volendo che noi fossimo congiunti inseparabilmente a Lui e tra di noi, ha consacrato sulla mensa il mistero della nostra unità, l’Eucaristia nella quale ci è dato di riconoscere il mistero del proprio corpo, cioè di quella Chiesa che la Bibbia considera come corpo di cui Cristo è il capo. Di conseguenza, quando il presbitero presenta l’Eucaristia dicendo: «Il corpo di Cristo», il fedele è pronto a rispondere: «Amen». In quell’amen il fedele sottoscrive il proprio essere un membro del corpo ecclesiale di Cristo e si impegna con tutta la sua volontà ad esserne membro vivo proprio nutrendosi del corpo eucaristico di Cristo. A questo punto Agostino dà una delle più splendide definizioni di Eucaristia, ripresa anche dal Concilio Vaticano II: “Sacramento della pietà, segno dell’unità, vincolo della carità”.
Agostino non perdeva occasione per evidenziare il rapporto strettissimo tra il ricevere il corpo eucaristico di Cristo e l’essere corpo ecclesiale di Cristo, cioè l’essere Chiesa. Ecco alcune delle sue espressioni: “I fedeli riconoscono il corpo di Cristo, se non trascurano di essere il corpo di Cristo. Diventano il corpo di Cristo, se vogliono vivere dello Spirito di Cristo. Dello Spirito di Cristo non vive se non il corpo di Cristo. Cercate di capire, fratelli miei, ciò che vi ho detto. Tu sei uomo ed hai sia lo spirito, sia il corpo. Chiamo spirito ciò che si dice anima, per la quale consta che tu sei uomo. Tu infatti consti di anima e di corpo. Tu pertanto possiedi uno spirito invisibile e un corpo visibile. Dimmi che cosa è ciò per cui vivi: il tuo spirito trae vita dal tuo corpo oppure il tuo corpo trae vita dal tuo spirito? Ogni vivente è in grado di rispondere; se poi uno non è in grado di rispondere, non so se sia vivo. Che cosa rispondono coloro che sono vivi? Certamente che il mio corpo vive del mio spirito. Vuoi perciò anche tu vivere dello Spirito di Cristo? Sii nel corpo di Cristo. Forse che il mio corpo vive del tuo spirito? Il mio corpo vive del mio spirito e il tuo del tuo. Il corpo di Cristo non può vivere se non dello Spirito di Cristo. Di qui trae origine l’espressione con cui, presentandoci questo pane, l’Apostolo Paolo dice: ‘Poiché c’è un solo pane, siamo un solo corpo, pur essendo molti’”.
Ecco allora lo stupore adorante di Agostino di fronte all’Eucaristia: “O Sacramento della pietà! O segno dell’unità! O vincolo di carità! Chi vuole vivere, ha donde vivere, ha donde vivere. Si avvicini, creda, sia incorporato per essere vivificato. Non si tenga lontano inorridito dalla compagine delle membra. Non sia un membro putrefatto che meriti di essere amputato. Non sia deforme, per cui si abbia ad arrossire. Sia bello, sia adatto, sia sano, sia attaccato al corpo, viva di Dio per Dio. S’affatichi ora in terra, per regnare poi in Cristo. Pertanto questo cibo e questa bevanda vuole significare l’unione del suo corpo e delle sue membra, che è la santa Chiesa nei santi predestinati e chiamati e giustificati, e glorificati. Il sacramento di questa realtà cioè dell’unità del corpo e del sangue di Cristo viene preparato sulla mensa del Signore e viene assunto dalla mensa del Signore in alcune parti ogni giorno, in altre ad intervalli di tempo”. Interessante l’annotazione di Agostino: ai suoi tempi era uso diffuso celebrare la Messa quotidiana. Ad Ippona sicuramente.
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