Condiscepoli di Agostino
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La pastorale delle famiglie in crisi

Papa Francesco, di cui si conosce bene l’entusiasmo per la famiglia come è uscita dal progetto di Dio, non vuole tuttavia illudere nessuno: “La storia di una famiglia è solcata da crisi di ogni genere, che sono anche parte della sua drammatica bellezza” (AL 232)...

Parole chiave: Amoris Laetitia (21), Vescovo di Verona (247), mons. Giuseppe Zenti (331)

Papa Francesco, di cui si conosce bene l’entusiasmo per la famiglia come è uscita dal progetto di Dio, non vuole tuttavia illudere nessuno: “La storia di una famiglia è solcata da crisi di ogni genere, che sono anche parte della sua drammatica bellezza” (AL 232). Precisa inoltre: “Una crisi superata non porta ad una relazione meno intensa, ma a migliorare, a sedimentare e a maturare il vino dell’unione. […] Ogni crisi implica un apprendistato [e] […] nasconde una buona notizia” (ivi).
Occorre non restare sulle difensive, nascondere e negare i problemi, lasciando che le relazioni e i vincoli si deteriorino fino a sperimentare il senso di isolamento, compromettendo del tutto la comunicazione, fino a sentirsi degli estranei (cf AL 233). La crisi può e deve essere superata. Ma chiede di non rinserrarsi in un clima di silenzio cupo e assordante. Occorre l’arte, acquisita nei tempi migliori, di individuare le cause che fanno scoppiare la crisi, invece di poterle vivere come un parto che prelude qualche cosa di nuovo (cf AL 234). Dal punto di vista pastorale occorre accostarsi a queste situazioni “con uno sguardo che non ignori il loro carico di dolore e di angoscia” (ivi).
Ci sono crisi comuni, come quella dei primi anni per amalgamarsi e distaccarsi dalla famiglia di origine; la crisi dell’arrivo del figlio, della sua adolescenza che destabilizza i genitori, del nido vuoto, della vecchiaia dei propri genitori. Sono situazioni che provocano “paure, sensi di colpa, depressioni o stanchezze che possono intaccare gravemente l’unione” (AL 235). Ci sono poi le crisi personali, causate da stress di lavoro, da difficoltà economiche, da problematiche affettive, sociali e spirituali. Con frequenza assillante ci si accusa reciprocamente. È il momento in cui riconoscere con umiltà i propri errori e di riconoscere le proprie responsabilità in eventuali errori dell’altro. Magari grazie all’aiuto di una terza persona, è importante sapersi perdonare e ridare fiducia (cf AL 236).
Ma non di rado basta una delusione, un orgoglio ferito, un timore indefinito, un non sentire più nulla per l’altro, forti gelosie, il sospetto che si sia infiltrata un’altra persona e, anche su due piedi, si decide di porre fine alla relazione sponsale (cf AL 237). Fortunatamente “alcuni hanno la maturità necessaria per scegliere nuovamente l’altro come compagno di strada […] e accettano con realismo che non possa soddisfare tutti i sogni accarezzati” (AL 238) con il coraggio “di negoziare di nuovo gli accordi fondamentali, di trovare un nuovo equilibrio” (ivi). Una delle ragioni più profonde delle crisi sponsali è dovuta alla sostanziale immaturità di uno o di entrambi i coniugi che non hanno superato la fase dell’adolescenza affettiva, blindati in un narcisismo egocentrico incapace di apertura relazionale (cf AL 239). Il Papa aggiunge: “Molti terminano la propria infanzia senza aver mai sperimentato di essere amati incondizionatamente, e questo ferisce la loro capacità di aver fiducia e di donarsi. Una relazione mal vissuta con i propri genitori e fratelli […] danneggia la vita coniugale” (AL 240). Con il consueto senso di concretezza che lo caratterizza, Papa Francesco ammette che “ci sono casi in cui la separazione è inevitabile. A volte può diventare persino moralmente necessaria [...] come estremo rimedio” (AL 241).
A questo punto entriamo nel ginepraio delle situazioni estremamente problematiche: i separati, i divorziati, gli abbandonati (cf AL 242). Occorre anzitutto capire e condividere la sofferenza, specialmente di chi ha subito ingiustamente. Una particolare attenzione viene riservata alle “persone divorziate ma non risposate, che spesso sono testimoni della fedeltà matrimoniale” (AL 242), specialmente se vivono situazioni di indigenza (cf ivi).

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