Affrontare le crisi di coppia con qualche idea giusta
di ADRIANA VALLISARI
L’esperto: il matrimonio va “costruito” e "manutentato" giorno per giorno
di ADRIANA VALLISARI
Amare una persona, ricambiati. Essere accolti per quel che siamo, pregi e difetti inclusi; sentirsi capiti nel profondo, crescere (e possibilmente invecchiare) insieme, trovando ogni giorno l’equilibrio per la felicità. Senza spaventarsi o gettare la spugna davanti alle difficoltà che inevitabilmente troveremo lungo il cammino. Un sogno?
Se si guardano i dati relativi al crollo del numero dei matrimoni e, di riflesso, a quello delle nascite, non c’è tanto da rallegrarsi. La pandemia ha peggiorato un quadro già cronicamente segnato da separazioni e divorzi e dal calo delle nozze, specialmente in chiesa (nel 2020, due terzi in meno rispetto al 2019, solo nella nostra diocesi). I numeri fotografano scelte personali sofferte –ogni storia è a sé –,ma aprono pure a questioni più ampie, che investono l’intera società: dal lavoro dei giovani, per citarne una materiale, al minor richiamo che esercita la proposta di un legame duraturo, che invece rientra nell’ambito culturale e valoriale.
Esistono però coppie che decidono di investire su una relazione senza scadenza, impegnandosi a far crescere l’amore. Che, tolto l’inebriante momento dell’innamoramento, è in definitiva un gran bel lavoro di manutenzione: senza l’impegno di entrambe le parti, è un motore che rischia di ingolfarsi un po’ e, nei casi peggiori, di fermarsi.
«La parola “fine” è una scelta, di solito sostenuta da uno dei due: ma fino a quando ci si dà una possibilità, c’è sempre modo di ritrovarsi, mettendo in atto delle azioni correttive per stare di nuovo bene insieme». Ne è ancora convinto Marco Scarmagnani, nonostante (o soprattutto?) dopo vent’anni di attività come consulente di coppia; attingendo ai casi giunti nel suo studio di Verona e osservati nell’attività divulgativa che lo porta in giro per l’Italia, ha appena dato alle stampe Crisi di coppia. Come uscirne in 10 mosse (Sempre editore), un prontuario scorrevole utile a inquadrare e superare i momenti di crisi.
– Perché il “per sempre” oggi spaventa così tanto?
«I dati italiani su matrimoni e divorzi seguono il trend internazionale. Sapevamo che ci sarebbe stata questa evoluzione; da noi è arrivata con qualche decennio di ritardo rispetto ai Paesi nordeuropei ed è stata tamponata dal fatto che siamo un Paese cattolico. Altrove c’è stata una stabilizzazione, qui siamo invece nel picco di un’epoca di “divorzismo maturo” e Verona non fa eccezione. È vero che ci si sposa di meno e che c’è un’instabilità coniugale diffusa; tuttavia chi sceglie di investire in una relazione di coppia stabile, affronta questa decisione con una consapevolezza più alta e con un impegno maggiore. Ora chi mette su famiglia non può più permettersi di farlo per abitudine o “perché lo fanno tutti”, come accadeva magari 40 anni fa».
– Sono saltati alcuni capisaldi, pensiamo al sacramento del matrimonio, e ci si lascia con più facilità. Quali sono le cause che minano le unioni?
«Si va da motivi drammatici ad altri più discutibili, come l’incompatibilità di carattere: terminologia usata per dire che non c’è più la voglia di stare insieme. Le questioni che più riscontro negli accessi al mio studio riguardano temi inerenti alla sessualità, alla gestione del denaro e ai rapporti con le famiglie d’origine, soprattutto quando ci sono bambini piccoli. Tante coppie si rivolgono a me pensando che io abbia il potere di cambiare i suoceri; in realtà ciò che deve cambiare è l’atteggiamento della coppia e questa è un’occasione meravigliosa per rinegoziare gli spazi ed esprimere le proprie esigenze con amore. Quando si è al contempo coniugi e figli, è necessario definire bene i confini, non tagliare i ponti o dare ultimatum che comportano solo strazio emotivo (“O scegli me o tua madre”)».
– Bisogna ascoltarsi di più e comunicare meglio, insomma?
«Sì. Senza fossilizzarsi sul dialogo, che in parte è stato sovrastimato. Parlare non sempre è il toccasana per tutto; a volte c’è semplicemente bisogno di comprensione, di confidenza e intimità, ed è meglio un abbraccio per sentirsi accolti. Pure osservare altre coppie che funzionano è utile: ci ricordano che non occorre essere dei supereroi; da loro possiamo copiare strategie per stare bene: litigano sì, ma per tempi più brevi, stemperano le mancanze dell’altro con ironia, si sostengono e festeggiano il loro amore».
– È come l’allenamento per una maratona...
«Se non vai a lavorare, il posto lo perdi. Se non studi, non ti laurei. Perché dovrebbe essere diverso per l’amore? Bisogna mettersi nell’ottica di costruire la coppia e di lavorarci, sennò è facile perdersi. Tanto più in un’epoca complessa come l’attuale, che gioca a sfavore della stabilità, in tutte le traiettorie di vita. Una volta c’erano diverse motivazioni esterne, alcune discutibili, che tenevano insieme le persone; oggi ci si sposa perché il matrimonio è una vocazione, e non solo per i cattolici che scelgono di vivere questo passo nel segno della fede».
– Come ha impattato il Covid-19 sulle vite di coppia?
«Dal mio osservatorio registro dati in controtendenza. Se per molti nuclei familiari il lockdown ha significato tensioni e portato a rotture, la maggior parte di chi ho seguito io, mi ha detto di essersi trovata bene. Molte coppie hanno beneficiato della convivenza imposta, passando più tempo assieme e condividendo in modo diverso la quotidianità».
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