Il vero filosofo è amante di Dio
Con il libro ottavo Agostino abbandona l’analisi sulla teologia mitica (inventata dai poeti) e civile (imposta dallo Stato) degli dei, che aveva scalzato alla radice nei libri precedenti, e si avventura nello studio e nel discernimento delle filosofie...
Con il libro ottavo Agostino abbandona l’analisi sulla teologia mitica (inventata dai poeti) e civile (imposta dallo Stato) degli dei, che aveva scalzato alla radice nei libri precedenti, e si avventura nello studio e nel discernimento delle filosofie. Ecco il suo esordio, nel quale riconosce in ogni vero filosofo che ricerca la verità una persona vicina a Dio: “Ora si deve tenere un confronto con i filosofi, il cui stesso nome se lo interpretiamo in latino si definisce amore della sapienza. Ora, se la sapienza è Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, come ha dimostrato la divina autorità e verità, il vero filosofo è un amante di Dio”. E insiste nel rilevare le benemerenze dei filosofi che con le loro riflessioni hanno indirizzato gli uomini ad una vita sociale civile. Dopo aver richiamato l’importanza dei presocratici, presi in considerazione ad uno ad uno, si sofferma su Socrate: “Si narra che per primo Socrate abbia piegato la filosofia universale al fine di correggere i costumi e a ricomporli. Prima di lui tutti si impegnarono prevalentemente nell’indagine dei fenomeni fisici, cioè naturali… Consta tuttavia che con la sua mirabile arguzia di discutere e con la sua acutissima urbanità (atteggiamenti di cortesia) infastidiva e sconvolgeva la stoltezza degli inesperti che presumevano di sapere qualche cosa anche nelle stesse questioni morali, in cui sembrava opportuno che tutto l’animo si indirizzasse, una volta confessata la propria ignoranza o dissimulata la conoscenza. Suscitate per questa ragione delle inimicizie, condannato con una incriminazione calunniosa, fu giustiziato con la morte… Grazie ad una così illustre fama della vita e della morte, Socrate lasciò moltissimi seguaci della sua filosofia, il cui impegno a gara fu quello di dedicarsi nella discussione delle questioni morali, nelle quali si tratta del sommo bene, grazie al quale l’uomo può diventare felice” (De civ. Dei, VIII, 3).
Tra i filosofi pagani Agostino manifesta aperta simpatia e apprezzamento sincero nei confronti di Platone, il più grande e significativo discepolo di Socrate, sempre alla ricerca di “stabilire il fine delle azioni, il principio di tutti gli esseri, la luce di tutti i pensieri” (De civ. Dei, VIII, 4), che riconosceva Dio come “causa del sussistere, ragione del pensare e norma del vivere. Il primo principio si capisce che attiene alla parte della natura (dell’uomo), il secondo alla parte razionale, e il terzo alla parte morale. Se dunque l’uomo è stato creato in modo tale che mediante ciò che in lui eccelle raggiunga l’Essere che eccelle sopra tutto, cioè l’unico, vero, ottimo Dio, senza il Quale nessuna natura sussiste, nessuna dottrina istruisce, nessuna prassi giova. Si cerchi proprio Lui, nel Quale tutto per noi tutto è stato creato; si rivolga lo sguardo proprio a Lui, nel Quale per noi tutte le cose sono certe; si ami proprio Lui, nel Quale per noi tutto è retto… Se pertanto Platone ha affermato che il sapiente è imitatore, conoscitore, amante di questo Dio, dalla cui partecipazione essere beato, che bisogno c’è di passare in rassegna tutti gli altri (tra i filosofi)? Non ve ne sono altri che si sono avvicinati a noi quanto costoro” (De civ Dei, VIII, 4.5). Platone, uomo di straordinario ingegno, ebbe il merito di aver unito i vari aspetti della filosofia: quella morale che si occupa della prassi; quella naturale impegnata nell’ambito della teoresi; quella razionale finalizzata a distinguere il vero dal falso (Cfr. De civ. Dei, VIII, 4). Ai Platonici devono piegarsi tutti gli altri filosofi che costruiscono la propria filosofia sul materialismo, come Talete che ha riconosciuto come principio di tutto l’acqua, Anassimene l’aria, gli stoici il fuoco, Epicuro gli atomi (Cfr. De civ Dei, VIII, 5).
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