Giovani uniti protagonisti della rivoluzione dell’amore
Papa Francesco non teme di sospingere i giovani ad andare contro corrente. In una società che culturalmente è impregnata di individualismo, chiede ai giovani il coraggio di crescere nell’amore fraterno, uscendo da se stessi (Cfr CV 163), per contemplare non solo la bellezza di Dio nella preghiera, ma anche “per riconoscere la bellezza nascosta in ogni essere umano” (CV 164)...
Papa Francesco non teme di sospingere i giovani ad andare contro corrente. In una società che culturalmente è impregnata di individualismo, chiede ai giovani il coraggio di crescere nell’amore fraterno, uscendo da se stessi (Cfr CV 163), per contemplare non solo la bellezza di Dio nella preghiera, ma anche “per riconoscere la bellezza nascosta in ogni essere umano” (CV 164). Di conseguenza, il Papa suggerisce di “vivere la fede insieme ed esprimere il nostro amore in una vita comunitaria” (Ivi). Sollecita a superare la tentazione dell’isolamento e a far maturare l’atteggiamento del perdono, distinguendo il peccatore dal suo peccato (Cfr CV 165). Nel contempo mette in guardia dalla tentazione di chiudersi in se stessi nelle lamentele e nelle comodità, diventando vecchio prima del tempo (CV 166). La giovinezza è stagione di sogni e di speranze maturate insieme (Cfr Ivi). E a conferma, il Papa riporta un proverbio africano: “Se vuoi andare veloce, cammina da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina con gli altri” (CV 167).
A questo punto, papa Francesco esorta i giovani cristiani a non chiudersi nemmeno nella cerchia del loro servizio in parrocchia, precisando che “la vocazione laicale è prima di tutto la carità nella famiglia e la carità sociale o politica” (CV 168). In concreto, propone ai giovani di “costruire l’amicizia sociale”, contro la tendenza delle inimicizie sociali che hanno nelle guerre l’emblema (Cfr CV 169). Occorre pertanto “mettere da parte le differenze per lottare insieme per uno scopo comune” (Ivi), rafforzando l’impegno artigianale pur faticoso di gettare ponti e di creare una cultura dell’incontro (Cfr Ivi).
Il Papa nota e ammira il vasto fenomeno del volontariato, della cittadinanza attiva e della solidarietà sociale, in cui molti giovani sanno assumersi in proprio le responsabilità, specialmente nei confronti dei poveri (Cfr CV 170). Esemplifica nell’“abitudine di andare a fare compagnia agli anziani e agli ammalati, o di visitare quartieri poveri, oppure vanno insieme ad aiutare gli indigenti nelle cosiddette ‘notti della carità’” (CV 171). E, sulla scorta della Parola di Dio, precisa che “in queste attività quello che ricevono è più di quello che danno, perché si impara e si matura molto quando si ha il coraggio di entrare in contatto con la sofferenza degli altri” (Ivi). Segnala inoltre la generosità di non pochi giovani nel “costruire case per chi è senza un tetto, o nel bonificare aree contaminate, o nel raccogliere aiuti per i più bisognosi” (CV 172).
Evocando la moltiplicazione dei pani e dei pesci compiuta da Gesù, papa Francesco ricorda che i gesti di generosità dei giovani sono destinati a moltiplicarsi, sotto l’esempio di autenticità dei loro coetanei. Non è tuttavia un fatto del tutto e solamente spontaneo. La generosità attinge “dalla sorgente viva dell’Eucaristia, in cui il nostro pane e il nostro vino sono trasfigurati per darci la Vita eterna” (CV 173). Ecco perché il Papa affida “ai giovani un compito immenso e difficile. Con la fede nel Risorto, potranno affrontarlo con creatività e speranza, ponendosi sempre nella posizione del servizio, come i servitori di quella festa nuziale, stupefatti collaboratori del primo segno di Gesù, che seguirono soltanto la consegna di sua Madre: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Misericordia, creatività e speranza fanno crescere la vita” (Ivi).
Ecco allora “i giovani nelle strade... protagonisti del cambiamento” (CV 174). Conclude il Papa: “Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento. Voi siete quelli che hanno il futuro! Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento. Continuate a superare l’apatia. Vi chiedo di essere costruttori del mondo... Non guardate la vita dal balcone” (CV 174). E conclude: “Siate protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell’individualismo consumista e superficiale” (Ivi).
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