Condiscepoli di Agostino
stampa

Ci hai fatti per te, Signore

Gli aforismi di un’opera ne costituiscono una sintesi. Come dire che leggendoli è come se avessimo dato uno sguardo all’intera sua tessitura. Per quanto riguarda sant’Agostino, cominciamo dalle Confessioni...

Parole chiave: Aforismi (58), Sant'Agostino (191), Confessioni (1)

Gli aforismi di un’opera ne costituiscono una sintesi. Come dire che leggendoli è come se avessimo dato uno sguardo all’intera sua tessitura. Per quanto riguarda sant’Agostino, cominciamo dalle Confessioni, note a tutti, almeno per evocazione. Questa l’impostazione dei miei interventi settimanali: un aforisma di Agostino in lingua italiana, con traduzione mia; tra parentesi il testo originario di Agostino in lingua latina; un breve commento.

Questo il primo, e forse il più conosciuto, aforisma delle Confessioni: “Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in Te” (“Ad Te fecisti nos, Domine, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te”).

Divenuto vescovo di Ippona all’età di 42 anni, Agostino sentì il bisogno di ripercorrere il travaglio della sua vita precedente sotto lo sguardo di Dio, al quale elevare una sinfonia di lode per averlo salvato dal naufragio morale e averlo condotto tra le sue braccia. Proprio nel segno della lode a Dio, dà avvio alla sua autobiografia. Ne dà la ragione appunto nell’aforisma citato. Agostino, ma in lui ogni persona che si è lasciata convertire, nel lodare Dio si sintonizza con Lui. Perché? Perché percepisce la sua origine: Dio lo ha creato! Per essere più precisi: lo ha fatto! Agostino, infatti, usa il verbo creare per indicare la creazione dal nulla; mentre usa il verbo fare, per segnalare il fare concreto, con la genialità e l’affetto di un artigiano artista. Dio, dunque, ha fatto l’uomo come sua opera d’arte e l’ha fatto per sé! Fuori di Dio, l’uomo non trova le sue radici e nemmeno il suo approdo. Solo da Dio l’uomo riceve l’esistenza; solo in Dio sussiste; solo in Dio trova la sua destinazione. Dio è il suo Tutto. Pensandosi e vivendo di fatto fuori di Dio, l’uomo è un inquieto, profondamente insoddisfatto. Proprio la sua inquietudine, insoddisfazione interiore sono il segno che il suo magnete di attrazione non sta in se stesso o nelle cose, ma solo in Dio, il quale, comunque, lo lascia libero anche di allontanarsi da Lui, come il figlio prodigo da suo padre. Dentro il suo cuore, tuttavia, non si riscontra contento. Ascoltando le profondità del suo essere, intuisce che sta inseguendo miraggi e chimere. Si rappacificherà con se stesso, ritrovando finalmente l’autenticità del suo essere acquietato, solo quando liberamente deciderà di lasciarsi abbracciare da Dio, che sempre rimane in attesa palpitante di quell’incontro. Dio, infatti, è sempre Padre, anche quando l’uomo non lo riconosce tale. La sua inquietudine dice in ogni caso la direzione vettoriale della sua felicità. Ad ognuno la facoltà di decidere di se stesso e della propria felicità o infelicità.

Tutti i diritti riservati
Ci hai fatti per te, Signore
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento