Un giallo con punte di horror e thriller in una buia Venezia
Assassinio a Venezia
(Stati Uniti, 2023)
Regia: Kenneth Branagh
Con: Kenneth Branagh, Kyle Allen, Camille Cottin, Jamie Doman, Tina Fey
Durata: 103 minuti
Valutazione Cnvf: complesso/problematico
Con Assassinio a Venezia è diventata una trilogia quella dell’Hercule Poirot di Kennet Branagh. Ancora una volta nei panni di regista e di protagonista, il premio Oscar inglese regala al pubblico un altro tassello del mosaico con cui sta componendo la sua rivisitazione del celebre investigatore nato dalla penna di Agatha Christie.
Poirot, dopo l’indagine di Assassinio sul Nilo, si è ritirato a Venezia. Protetto dalla sua guardia del corpo Vitale Portfoglio (Riccardo Scamarcio), viene raggiunto da un’amica di vecchia data, Ariadne Oliver (Tina Frey). La donna è una famosa scrittrice di libri gialli e sta cercando nell’investigatore qualche spunto per un nuovo libro: decide, allora, di invitarlo ad una seduta spiritica la sera della vigilia di Ognissanti. La seduta sarà guidata dalla medium Joyce Reynolds (Michelle Yeoh) che si metterà in contatto con Alicia Drake (Esther Rae Tillotson), figlia di Rowena (Kelly Reilly) proprietaria della casa che si pensa infestata dai fantasmi di bambini morti lì parecchi anni prima e da quello della stessa Alicia. Fantasmi che si manifestano negli specchi, voci che si sentono in giro per tutta la casa… Sembra essere tutto vero, ma per il detective non c’è posto in questo mondo per il soprannaturale: tutto può essere documentato e spiegato con indagini precise e logica rigorosa. Terminata la seduta, però, avviene anche un omicidio: ecco che l’opera di Poirot si sposta sulla ricerca del colpevole. Una ricerca che mette il protagonista (e quindi il pubblico) di fronte alle domande sul soprannaturale, sulla fede e su ciò che c’è oltre il mondo sensibile.
Se il capitolo di debutto (Assassinio sull’Orient Express, 2017) era rimasto molto fedele al genere giallo, se il secondo (Assassinio sul Nilo, 2022) aveva aggiunto un tono in qualche modo romantico e introspettivo, Assassinio a Venezia invece sconfina, a tratti, tra l’horror e il thriller. L’ambientazione in una notte piovosa di fine ottobre in una casa infestata da spettri di bambini che ancora si aggirano per le grandi stanze dell’edificio. Le scelte di fotografia molto cupe e, spesso, con un’illuminazione intradiegetica fatta con candele o flebili lampadine confezionate in inquadrature spesso oblique. Una colonna sonora che mantiene alta la suspense. Alcune scene che, per lo spavento, fanno saltare il pubblico sulla poltrona.
La sceneggiatura, per creare una commistione tra il genere giallo e gli altri, trascura un po’ lo spessore psicologico dei personaggi. Volentieri si constata, però, che il regista riesce a regalare cento minuti di piacevole intrattenimento.
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