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L’emancipazione della donna nell’immediato post-Sessantotto

Il Concorso
(Gran Bretagna, 2020)
Regia: Philippa Lowthorpe
Con: Keira Knightley, Gugu Mbatha-Raw, Jessie Buckley, Keeley Hawes
Valutazione Cnvf: consigliabile/problematico/adatto per dibattiti

Parole chiave: Il Concorso (1), Film (109), 1970 La rivoluzione si fa bella (1)
L’emancipazione della donna nell’immediato post-Sessantotto

1970, Londra è sede del concorso di bellezza Miss Mondo. Concorso che diventa scenario di diversi eventi: le accese manifestazioni delle femministe e la prima volta in cui viene proclamata vincitrice una donna di colore.

Un film al femminile, non solo per il ruolo che hanno le donne nel racconto, ma anche per il modo in cui la vicenda viene portata sullo schermo. Le poche figure maschili sono presentate in maniera a dir poco imbarazzante. Un concorso in cui si incrociano diversi interessi: le televisioni, per le quali la manifestazione crea audience e quindi profitto. Le “femministe”, che intendono sfruttare l’evento per dare visibilità alle loro idee e al loro desiderio di riscatto della donna nella società; le modelle, che non sono avverse al concorso.

Tanti gli argomenti toccati: alcuni solamente tratteggiati, mentre ad altri viene dedicato un discreto spazio di approfondimento. Il tutto con una sensibilità e uno sguardo femminili: quelli della regista Philippa Lowthorpe e della sceneggiatrice Rebecca Frayn.

Una pellicola in pieno stile inglese (anche nello humor), molto gradevole e godibile: storia presentata in maniera lineare, la ricostruzione degli ambienti e dei costumi degli anni ’70, del clima respirato negli ambienti familiari e culturali. Ricostruzione non in stile documentaristico, ma che passa attraverso la vita delle diverse donne che compongono quasi una galleria di ritratti: Sally Alexander, giovane che desidera entrare nel mondo universitario, ma costretta a fare i conti più con gli stereotipi che con i meriti e le capacità; Miss Granada, per la quale la partecipazione al concorso di bellezza è già una conquista visto il contesto di oppressione della donna in cui viveva; la moglie di Bob Hope (l’inventore del concorso e invitato speciale) più volte tradita dal marito, arrabbiata, ma sempre sottomessa al consorte.

L’ampio spazio dedicato alle protagoniste va un po’ a scapito dell’approfondimento psicologico delle medesime. Forse si è voluto dire un po’ troppo, in troppo poco tempo. Apprezzabile, però, la scelta della regista di raccontare questa storia in un lungometraggio invece che in una serie Tv (mondo artistico da cui proviene).

Opera sicuramente apprezzabile per coloro che amano i film storici, di piacevole visione, forse in alcuni momenti anacronistica (alcune rivendicazioni sono più legate all’attualità che non al post ’68). Non certamente da premi internazionali, ma consigliato per passare del tempo davanti ad un bel film e per riflettere su cosa sia l’emancipazione femminile.

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