Il vecchio Eastwood è come il buon vino
The mule – Il corriere
(Usa, 2018)
Regia: Clint Eastwood
Con: Clint Eastwood, Dianne West, Bradley Cooper
Durata: 116’
Valutazione Cnvf: consigliabile/problematico/dibattiti
Di certo c’è stata un’epoca nella quale Clint Eastwood era giovane, ma altrettanto sicuro è che, come il vino buono, col passare degli anni è andato sempre migliorando.
Arrivato in prossimità dei novant’anni ha ancora energia e talento per dirigere e interpretare un altro ottimo film, ispirandosi, grazie alla sceneggiatura di Nick Sckenk, ad una storia vera.
Raccontando la vicenda di Earl Stone, che nel 2017 passò alla cronaca come l’uomo in età più avanzata mai arrestato negli Stati Uniti in una indagine, Eastwood propone a tutti noi un’accorata e intensa riflessione sulla vecchiaia, sulle difficoltà ad accettarne il corso ineluttabile, sul fondamentale ruolo che nella vita di ciascuno di noi rivestono i legami e le relazioni più profonde.
Arrivato al suo trentottesimo lungometraggio come regista (ma sta già ultimando il montaggio del trentanovesimo), il vecchio Eastwood, che non ha mai nascosto i suoi orientamenti politici decisamente conservatori e in alcuni casi persino reazionari, sembra sempre felicemente contraddire con le sue opere le sue prese di posizione pubbliche.
Si racconta qui, infatti, la vicenda di un anziano floricoltore che deve smettere la sua attività per la crisi economica, che diventa, quasi suo malgrado, corriere di trasporto di stupefacenti per una banda di spacciatori messicani.
Ecco quindi a disposizione tutti i luoghi classici, comuni ma diventati vere e proprie pietre miliari di uno stile, del cinema americano e di quello di Eastwood in particolare. La strada: le larghe strade che attraversano l’America del Nord da uno Stato all’altro. Le automobili: prima il vecchio pick-up col quale intraprende i primi viaggi, poi un rombante e nuovo e nero cavallo d’acciaio a quattro ruote. La musica: che arrivi dall’autoradio o nei mille localini incontrati durante i suoi viaggi.
Raccontando in parallelo l’indagine della Dea, il dipartimento di Stato specializzato nella lotta al narcotraffico, con il lavoro degli agenti che a poco a poco cominciano a individuare nell’insospettabile anziano un possibile e prezioso obiettivo da seguire per colpire il mercato più ampio, il film diventa così, come in tutte le grandi opere cinematografiche civili, racconto di un individuo e diario di una nazione.
Misura ed equilibrio di ogni sequenza, di ogni inquadratura, di ogni snodo narrativo sono tali da rendere l’opera un vero modello di sobrietà e, allo stesso tempo, di efficacia drammatica. Non c’è una sbavatura, una esagerazione, un compiacimento indulgente verso l’effettaccio, come purtroppo tanto cinema statunitense e non solo è solito usare, ma uno studio misurato e adeguatissimo dei tempi e delle modalità di racconto e di visione.
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