Gli scout che resistettero al fascismo
Aquile Randagie
(Italia, 2019)
Regia: Gianni Aureli
Con: Teo Guarini, Alessandro Intini, Romeo Tofani, Ralph Palka, Marco Pratesi, Anna Malvaso
Durata: 100 minuti
Aquile Randagie: si chiamarono così i giovani scout milanesi e lombardi che scelsero di reagire e resistere alla fascistissima legge che nel 1927 dichiarava illeciti i Reparti Scout nei centri con più di 20mila abitanti e obbligava i rimanenti a inserire nelle insegne le lettere dell’Opera Nazionale Balilla, obbligando il papa Pio XI a sciogliere l’Associazione Scoutistica Cattolica Italiana (Asci).
Gianni Aureli, che firma la regìa, e Massimo Bertocci e Gaia Moretti, che insieme a lui e a Francesco Losavio hanno lavorato alla sceneggiatura, sono scout. Conoscono quindi dall’interno la storia, la pratica, le regole della vita associativa di un movimento che ancor oggi conta nel mondo milioni di aderenti.
Anche per questa loro comune origine, probabilmente, aprono il racconto (negli angusti interni di una cripta nella quale il fascismo avrebbe voluto costringere gli scout) e lo chiudono (negli splendidi esterni della Val Codera che fu teatro delle riunioni clandestine delle Aquile Randagie) con la cerimonia e le parole della promessa.
Con ottima scelta narrativa, il film trascorre nel racconto di epoche e momenti storici diversi, tenendo come sentiero conduttore (anche letteralmente) quello percorso in montagna da un prigioniero di guerra tedesco (Ralph Palka), costretto a seguire “uno scout che si è fatto prete”, don Giovanni Barbareschi (Alessandro Intini).
Assistiamo così al primo sgomento per la sciagurata decisione del regime fascista; alla risposta di resistenza attiva lanciata da giovani capi scout di enorme lucidità intellettuale e rigore morale come Giulio Cesare Uccellini (Teo Guarini) e Andrea Ghetti (Romeo Tofani); alla scoperta della Val Codera come luogo di continuazione della missione scout e, al contempo, di distacco anche pratico dalla quotidianità imposta dal regime; fino alle azioni partigiane e anche al preziosissimo lavoro di staffetta di ragazze come Elena (Anna Malvaso).
Un lungo capitolo è giustamente dedicato all’operazione Oscar (che sta per Organizzazione scout collocamento assistenza ricercati), che fruttò l’espatrio e la salvezza per centinaia di persone minacciate di deportazione verso i campi di concentramento.
E quando il prete dice al nazista che si è quasi vantato delle sue efferatezze: «Ti lascio libero nella speranza che tu divenga un uomo libero», risuona l’eco non solo del grido del più nobile e fiero dei rapaci, ma anche di un imperativo categorico che in questi tempi di mollezza intellettuale e politica non è mai di secondo piano.
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