Fantascienza italica un po’ manierista
Il ragazzo invisibile - Seconda generazione
(Italia, 2018)
Regia: Gabriele Salvatores
Con: Ludovico Girardello, Ksenia Rapporport, Galatea Bellugi, Valeria Golino
Durata: 100’
Valutazione Cnvf: consigliabile/problematico/dibattiti
Caso molto raro nel panorama della cinematografia italiana, Gabriele Salvatores è regista che non si tira indietro quando c’è da affrontare il cinema di genere e di generi, tipo la fantascienza, quasi mai frequentati dai nostri autori.
L’aveva fatto nel 1997 con il tentativo, non del tutto riuscito, di Nirvana. Ci era tornato, con risultati molto più apprezzabili, nel 2014 con Il ragazzo invisibile, e da lì riparte con le nuove avventure del giovane Michele Silenzi (Ludovico Girardello).
Attore e personaggio sono nel frattempo cresciuti e siamo in quell’età – sedici anni – nella quale si deve decidere se restare bambini o diventare adulti. Se non fosse che Michele nel frattempo è rimasto orfano della madre adottiva, perché la poliziotta Giovanna (Valeria Golino) è scomparsa in un incidente stradale.
Vita assai complicata, dunque, quella del ragazzo, che ritroverà via via la madre naturale Yelena (Ksenia Rapporport), la sorella gemella Natasha (Galatea Bellugi), che come lui ha dei poteri speciali, e una serie di nuove conoscenze che renderanno la vicenda ancora più intricata. Non molto di più si può dire della trama, per non guastare tensione e sorpresa.
Un po’ meno convincente del primo episodio, Il ragazzo invisibile – Seconda generazione resta comunque su un piano qualitativo alto, miscelando con sapienza problematiche adolescenziali e vicende da supereroi, dramma e sentimento, umorismo e suspence.
In alcuni momenti, e questa è cifra tipica di Salvatores, che è stato ed è anche ottimo regista teatrale, ci si avvicina troppo a un manierismo un po’ stucchevole. La recitazione dei più giovani, se pure molto simpatici e compresi nell’impegno, avrebbe bisogno di un ripasso soprattutto sulla dizione.
Il film, insomma, non è privo di difetti, ma si mantiene nell’interesse dello spettatore dall’inizio alla fine. La sceneggiatura di Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo è ben costruita. Gli effetti speciali di Victor Perez e Fabio Traversari sono di buon livello, nonostante un budget che evidentemente non può esser messo in confronto con le megaproduzioni statunitensi.
C’è moltissima musica, forse un po’ troppa, in alcuni momenti, con mille inserti non originali che vanno dagli (splendidi) Who di Behind Blue Eyes a Puccini, con una scelta di brani davvero accurata e congruente alle sequenze nei quali sono stati inseriti.
Non è detto che non ci attendano altre avventure. Esiste anche una parallela graphic novel (bellissima) scritta da Diego Cajelli e disegnata da Giuseppe Camuncoli, Elena Casagrande, Mario Del Pennino e Roberto Di Salvo.
Ce n’è davvero per tutti i gusti.
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