Anche gli alieni tengono famiglia
I guardiani della Galassia Vol. II
(Usa, 2017)
regia: James Dunn
con: Chris Pratt, Kurt Russell,
Zoe Saldana, Dave Bautista
durata: 136’
Forse qualcuno ha sorriso quando Zoe Saldana, ottima attrice americana che in questo film riveste di nuovo i panni dell’aliena e verde di pelle Gamora, dichiarò in un’intervista rilasciata qualche tempo fa che il secondo capitolo de I guardiani della galassia sarebbe stato un film che parlava della famiglia.
L’evidenza dei fatti, dopo la visione di un’opera per molti aspetti positivamente sorprendente, ci porta a riconoscere tutte le ragioni delle dichiarazioni dell’interprete.
Già nel primo episodio si erano posti degli interrogativi su chi fosse il padre del protagonista Peter Quill/Star-Lord (Chris Pratt). Ecco la risposta: un essere intergalattico che risponde all’immodestissimo nome di Ego (Kurt Russell) e che si fa riconoscere quasi subito, salvo nascondere, come dev’esser ovvio per un adeguato sviluppo narrativo, intenzioni affatto diverse da quella del riconoscimento tardivo della propria progenie.
Ma non è l’unico aspetto di legami di famiglia che viene toccato. Si parla, infatti, di rapporti tra sorelle, come quello della stessa Gamora con Nebula (Karen Gillan); di innamoramenti con mogli che purtroppo non ci sono più, come quella di Drax il Distruttore (Dave Bautista) e di possibili nuovi legami con personaggi che entrano in scena come la delicatissima e in alcuni momenti commovente Mantis interpretata da Pom Klementieff; di paternità biologica e di eredità affettive e psicologiche che invece derivano da rapporti che non hanno nulla di genetico ma molto di molto più vero, come quello tra lo stesso Star-Lord e Yondu Udonta (Michael Rooker), il pirata che l’ha cresciuto (con la ciurma della nave comandata da quest’ultimo che sembra quella dei bambini perduti dell’Isola-che-non-c’è di Peter Pan diventati adulti).
È merito della sceneggiatura dello stesso regista quello di aver costruito un racconto leggibile a più livelli, da quello più immediato, e comunque di ottima fattura, del puro intrattenimento, a quello più profondo e davvero di grande interesse dell’analisi sociale e psicoanalitica dei rapporti famigliari.
Senza dimenticare che fanno parte della combriccola anche due personaggi come il procione geneticamente modificato Rocket (che nella versione originale ha la voce di Bradley Cooper) e l’albero umanoide Groot, qui tornato bambino in coerenza con la conclusione del primo episodio, che ha tutta l’ingenuità e l’entusiasmante freschezza delle monellerie di un piccolo essere in crescita.