Sul limite più alto dell’altopiano il paesaggio è pieno di testimonianze della Grande guerra
A Castelberto i paesaggi sono fantastici e si trovano le trincee del Ridotto del Pidocchio
I colori caldi del foliage e le giornate terse di ottobre sono due ottime ragioni per programmare una gita in Lessinia e riscoprirla in bassa stagione, quando la folla estiva è ormai un ricordo già passato. Scegliamo, questa volta, due delle malghe intorno a Erbezzo, una zona poco frequentata e ricchissima di bellezze naturalistiche e di preziose testimonianze della Grande guerra.
Arrivati a Erbezzo, seguiamo le indicazioni per Malga Lessinia, percorrendo in auto una strada piuttosto stretta, che si immerge subito tra i pascoli e i boschi. Lungo il tragitto potremo fare una breve sosta nei pressi dell’area floro-faunistica Malga Derocon, che si estende su una superficie di 54 ettari, lungo il margine della foresta dei Folignani e dell’alto vajo dell’Anguilla. Al suo interno è stato realizzato un recinto che delimita un’area popolata di animali selvatici, tra i quali cervi, caprioli e camosci, ma anche ricca di maestosi esemplari di faggi secolari.
Una volta arrivati a Malga Lessinia, parcheggiamo nello spiazzo antistante, vicino alla cappella e al monumento al pellegrino, posto in questo punto dai viandanti che seguono ormai da decenni l’antico cammino verso Madonna della Corona. Noteremo le indicazioni per il sentiero C3, la via delle Prealpi: un percorso ad anello di 27 km pensato per i ciclisti, che attraversa le antiche terre dei cimbri.
Noi seguiamo le indicazioni per Castelberto e ci immettiamo sul sentiero europeo E7. Dopo poche centinaia di metri avremo davanti a noi il Ridotto di Malga Pidocchio: una suggestiva testimonianza della Grande guerra.
Furono molte le opere militari in Lessinia, che videro realizzare le strade da Erbezzo a Castelberto, da Ala a Sega di Ala, fino a passo Fittanze ed Erbezzo; da Bosco Chiesanuova a San Giorgio e a Podestaria, da Giazza a Revolto e al rifugio Scalorbi, da Selva di Progno a Campofontana. Un patrimonio militare che ha lasciato il segno sull’altopiano, insieme al lavoro dei pastori e dei boscaioli cimbri che hanno modellato questi pascoli.
Il Ridotto del Pidocchio è stato ripulito alcuni anni fa, su iniziativa della sezione veronese dell’Ana (Associazione nazionale alpini), dalla fitta vegetazione che lo aveva ormai inglobato, per poi essere inaugurato con una rievocazione storica due anni fa, diventando meta di gite scolastiche e di visite da parte degli appassionati. Le sue gallerie e i camminamenti consentono al visitatore di immergersi nella storia, rievocando i tragici eventi di inizio Novecento che comunque videro questa e altre zone della Lessinia risparmiate dai combattimenti.
Proseguiamo il nostro cammino, su una strada larga e in leggera pendenza dalla quale è possibile ammirare un meraviglioso panorama sulle montagne circostanti. Una volta raggiunto il rifugio Castelberto, ex caserma del 1915 che un tempo era situata sul confine austroungarico e dal 2009 è stata adibita a rifugio escursionistico, ci spingiamo poco oltre, in una bella area ristoro su una terrazza di roccia dalla quale potremo distinguere nettamente il Baldo, il Pasubio, la Valdadige e la parte orientale della Lessinia.
A riportarci alle atmosfere di oltre un secolo fa, quando i soldati erano davvero presenti tra queste montagne, c’è un cartellone dove si potranno leggere alcuni dei capolavori del poeta Giuseppe Ungaretti, che visse in prima linea l’esperienza della guerra, tratti dalle raccolte L’Allegria e Il porto sepolto.
Poco più su, un altro punto panoramico a strapiombo sulle rocce segnala i nomi di tutte le montagne visibili da monte Castelberto.
Dopo una sosta doverosa per contemplare un bellissimo paesaggio ci prepariamo a ritornare. Scendendo, chi ha tempo potrà fare un’ulteriore breve escursione alla scoperta dei faggi monumentali di monte Busimo, seguendo le indicazioni bianche e azzurre alla destra della strada principale, poco dopo Malga Derocon.
Questa escursione fino a monte Castelberto è alla portata di tutti, non faticosa e semplice da fare, grazie alla presenza di un’ottima cartellonistica.
Meglio avere scarponcini da montagna e una buona scorta di acqua, ma anche una giacca o impermeabile: siamo a oltre 1.600 metri di quota, in una zona esposta al vento.
Chi passeggia col proprio cane dovrà prestare attenzione alle numerose mandrie al pascolo, raccolte soprattutto intorno alle malghe e alle pozze d’alpeggio. In questa stagione autunnale c’è il rischio di trovare chiusi i rifugi, durante la settimana. Per un pranzo si potrà telefonare qualche giorno prima per fare una verifica oppure, in alternativa, tornare nella zona di Erbezzo.
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