Dal Corno d’Aquilio il panorama è infinito

Un’escursione al Corno d’Aquilio, nella parte nord-occidentale dei Lessini, è una tappa imperdibile per chi ama passeggiare con il proprio cane in una natura selvaggia e maestosa, arrivando ad ammirare uno dei panorami più suggestivi del nostro territorio: dalla sommità del corno, con la famosa croce di ferro che – come un faro – guida gli escursionisti nella risalita, lo sguardo spazia su Lessinia, Piccole Dolomiti, Valdadige, lago di Garda, monte Baldo.
Scegliamo allora questa stagione, con l’inverno alle porte, ma con temperature che ancora consentono di camminare agevolmente attraversando boschi di faggio e pascoli, per spingerci in alta quota. Lasciamo la nostra automobile nel parcheggio in contrada Tommasi, a Sant’Anna d’Alfaedo, e ci avviamo quindi in direzione del sentiero Cai 240, dove è indicato un tempo di percorrenza di circa un’ora per arrivare al Corno d’Aquilio e corrisponde in larga parte al sentiero europeo E7.
Percorriamo per un breve tratto la strada asfaltata fino a raggiungere una bellissima scultura in pietra rosa raffigurante San Giuseppe con l’asinello. A questo punto imbocchiamo il ripido sentiero in salita verso sinistra, che si immerge subito in un meraviglioso bosco di faggi. Troveremo un interessante cartello che ci illustra l’antica strada della lana, raccontando come – attraverso la Lessinia – siano transitati eserciti in direzione del Trentino o della pianura, come quello di Eugenio di Savoia, di passaggio nel 1701, mentre il territorio passò attraverso diverse dominazioni, dall’Austria alla Francia, all’Italia. Oggi, a memoria di queste vicende, restano i numerosi cippi di confine sparsi lungo i sentieri delle nostre montagne.
Proseguiamo e, camminando su un tappeto di foglie e sempre in salita, superiamo una bella scultura che ritrae un uomo e un cane. In questo tratto è importante tenere sempre d’occhio le indicazioni del sentiero 240, per non perdersi nel bosco. Usciamo poi in una radura erbosa che ci porterà alla famosa Grotta del Ciabattino, una caverna visitabile da tutti, con la volta fatta di calcare rosso e una temperatura sempre molto bassa che porta anche alla formazione di stalattiti di ghiaccio.
Sono tante le leggende che aiutano a comprenderne il nome e fanno parte di quel bagaglio di narrazioni che si tramandavano di generazione in generazione tra gli abitanti di queste montagne. Siamo al centro dell’altopiano di malga Fanta, sul confine tra Veneto e Trentino, a circa 1.500 metri di altitudine. Superato un cancelletto, proseguiamo a sinistra, salendo quindi verso la croce che si potrà vedere già da questa distanza. In pochi minuti arriviamo in cima, a 1.545 metri di altitudine, con un paesaggio mozzafiato che ci ripaga della fatica necessaria per salire.
Per il ritorno, arrivati nuovamente al cancello, proseguiamo dritti verso Malga Preta di Sotto, dopo aver superato la Spluga della Preta, completamente recintata, una delle grotte più profonde al mondo, il cui accesso è consentito solamente a speleologi molto esperti visto che i suoi pozzi presentano verticali lunghe centinaia di metri sotto terra. A questo punto, lasciata la malga, prendiamo la strada bianca che ci ricondurrà a bassa quota snodandosi tra gli alti pascoli e sempre in leggera discesa, per poi lasciare i prati e inoltrarci nell’ultimo tratto boschivo. Raggiungeremo quindi il nostro punto di partenza.
Contrada Tommasi si trova a 1.130 metri, quindi il dislivello supera di poco i 400 metri. I camminatori più esperti potranno scegliere, per salire al Corno, l’altro sentiero, il 234, che va nella direzione del Passo di Rocca Pia, ma in questo caso sarà importante valutare anche l’allenamento del nostro cane: alcuni tratti sono particolarmente ripidi e pericolosi.