Soave patrimonio mondiale delle Fao
La Fao, agenzia delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, ha assegnato al territorio soavese il riconoscimento Giahs, la certificazione di patrimonio agricolo di rilevanza mondiale.
Qui l’agricoltura è così bella che per la Fao è patrimonio mondiale
L’Est veronese attorno a Soave e al Soave: un mondo unico e irripetibile perché...
Vista dal satellite, appare come un’enorme macchia verde circondata da una pianura fortemente antropizzata. È l’area tutelata del Soave: un posto unico non solo in Italia, ma al mondo. A riconoscerne la straordinarietà è stata la Fao – l’autorevole agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di alimentazione e agricoltura – che ha assegnato a questa zona la certificazione “Giahs”, ovvero Sistema del patrimonio agricolo di rilevanza mondiale.
In pratica è stato premiato il modo di produrre uva attraverso modalità e conoscenze secolari, che hanno permesso a tanti piccoli agricoltori di ricavare reddito dal terreno e, al contempo, di preservarne caratteristiche e biodiversità.
La notizia è di quelle da capogiro. Non solo per il mondo del vino, che da sempre rende feconda questa fetta di Est veronese. La ricaduta tocca ambiti economici più vasti – tutto l’indotto creato dal turismo enogastronomico, per esempio – ma pure aspetti sociali e culturali. In Italia è la prima volta che la Fao riconosce come patrimonio dell’umanità un sito legato alla viticoltura. Il Soave entra così in una classifica mondiale prestigiosa, che dà ad altri 52 luoghi l’orgoglio di fregiarsi di questo titolo; solamente sei si trovano in Europa.
Cos’hanno di così speciale le colline e i terrazzamenti del Soave? Un valore storico immenso, perché rappresentano uno dei sistemi agricoli meglio conservati nell’intera penisola. La Fao, infatti, non premia solo la vigna in sé: è tutto l’ecosistema che vi ruota attorno a rappresentare un unicum. D’altronde, basta aver visitato almeno una volta questi luoghi, per capirlo. Spingendosi oltre le mura merlate del castello scaligero, il Soave si espande per ettari, lambendo le colline della val d’Alpone, della val Tramigna, della val d’Illasi e, più a ovest, della vallata di Mezzane.
Terre ancora incredibilmente preservate, rispetto ad altre zone nemmeno tanto lontane: basta fare un paragone con la vicina vallata vicentina del Chiampo, convertita alle concerie, per vedere come si possano scrivere capitoli diversi della storia produttiva veneta. Nel suolo vulcanico e calcareo del Soave, invece, si è rimasti fedeli a un Dna antico, dove la produzione del vino risale all’epoca dell’Impero Romano. Un microcosmo che ha mantenuto una sua identità nel tempo, pur con i cambiamenti imposti dalla modernità.
Da sempre, infatti, c’è una coerenza produttiva che caratterizza la coltivazione del Soave doc, uno dei più famosi vini bianchi italiani (è ricavato da due varietà autoctone, la Garganega e il Trebbiano di Soave), nonché l’appassimento delle uve e il Recioto di Soave, prodotto sin dal Medioevo. La pergola veronese e i filari disposti a giropoggio, seguendo l’andamento collinare, permettono di sfruttare le pendenze e di prevenire l’erosione del suolo, grazie a un efficiente drenaggio e al contenimento dei muretti a secco, sapientemente assemblati a mano.
Si tratta di un sistema globale apprezzato dalla Fao, che ha elogiato pure l’organizzazione sociale che si sono dati i viticoltori: sono più di tremila i piccoli produttori (l’80% ha una dimensione inferiore ai cinque ettari) riuniti in una cooperazione virtuosa, che consente loro di riuscire a essere incisivi sui mercati globali.
Per certi versi, poi, su queste colline si pratica un’agricoltura eroica: le pendenze possono arrivare anche al 30% (siete mai stati a Roncà?); rimanere in questi suoli impone delle grandi sfide agli agricoltori. Occorre rinunciare alla meccanizzazione spinta, che in pianura garantisce rese certamente più alte, per prendersi cura delle vigne a mano, coltivandole come un tempo. Ma nei 6.900 ettari vitati in questione si sperimentano pure nuove tecnologie. Per esempio, col progetto “Itaca” si sta studiando l’applicazione di un impianto fisso per i trattamenti fitosanitari: sfruttando la tecnologia, si punta ad attuare una viticoltura sostenibile e a basso impatto ambientale, capace di evitare la fuga degli agricoltori dalla collina alla pianura.
«Il Soave rientra tra i più importanti sistemi agricoli e vitivinicoli al mondo per la sua capacità di mantenere tradizioni centenarie, pur nell’innovazione che deve contraddistinguere un sistema produttivo moderno, efficiente e capace di produrre reddito», fa notare Sandro Gini, presidente del Consorzio Tutela Vino Soave, l’ente che si è dato da fare per far iscrivere il nome del Soave tra i siti Giahs.
Proprio qui sta il punto: mantenere un equilibrio tra il passato ereditato dagli avi e un futuro da consegnare alle nuove generazioni di agricoltori. È la chiave di lettura per capire dove andrà la denominazione del Soave e, con essa, le comunità che qui vivono. Il riconoscimento della Fao centra il punto: non è un bollino a un mondo statico e congelato, bensì parla di “conservazione dinamica”. Riconosce che questo sistema contribuisce al sostentamento della comunità locale, certifica la biodiversità agricola (la varietà di piante e animali che accoglie) e ne tutela il paesaggio, valorizza le ingegnose tecnologie ideate per gestire le risorse e pure l’identità culturale di questo sito. Al contempo, prevede una serie di azioni per continuare a rendere fruttuosa la presenza dei vitigni e la produzione delle uve, preservando il paesaggio agricolo e lavorando sul fronte della produzione. Obiettivi di medio-lungo periodo su cui si confronterà un apposito comitato di gestione, in fase di costituzione.
Adriana Vallisari
GLI 8 PUNTI DEL PIANO D’AZIONE
DEL SITO GIAHS FAO SOAVE
1. Innovazioni nel sistema di allevamento della vite, con l’adozione della moderna Pergola Veronese e nuove soluzioni meccaniche per la viticoltura eroica
2. Nuove sistemazioni idraulico-agrarie per prevenire le problematiche di erosione dei suoli e la protezione dell’ambiente
3. Introduzione di nuovi elementi e l’inizio di un progetto innovativo per la valutazione delle uve basato sulla preservazione del paesaggio agricolo: più la vigna è in perfetto stato, più sarà alta la valutazione dell’uva
4. Strategie concrete e azioni sul fronte della sostenibilità ambientale: la governance delle attività fitosanitarie e un approccio eco-friendly per la tutela della salute di operatori e cittadini
5. Preservazione dell’identità paesaggistica fatta dagli “iconemi” che ne definiscono lo specifico valore
6. Conservazione della biodiversità, in un contesto fortemente agricolo
7. Gestione delle acque in un contesto di cambiamento climatico
8. Proposte per la promozione turistica e l’ospitalità
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