Dopo sette anni don Grisi ha salutato la sua rosa (di parrocchie)
di ADRIANA VALLISARI
Parrocchiale gremita per salutare il 34° parroco di Soave
di ADRIANA VALLISARI
«È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante». Cita Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, don Stefano Grisi nel congedarsi dopo 7 anni dalla comunità di Soave, la sua rosa.
In una parrocchiale gremita, don Grisi ha ringraziato i fedeli, dichiarandosi «orgoglioso di essere stato il 34° parroco di Soave, l’ultimo dopo guide di spessore che hanno costituito la comunità». Nell’omelia si è soffermato sulla figura del prete, «servo inutile perché l’amore richiede di amare senza contraccambio, a fondo perduto: si diventa preti per essere una presenza, per rendere visibile l’invisibile», ha sottolineato. Ha poi ringraziato tutti i gruppi parrocchiali e le associazioni, presenti fra i banchi, per «la stima e la familiarità respirate qui».
Quella di Soave è stata l’ultima tappa del lungo giro di saluti iniziati a fine agosto in modo itinerante, partendo da Fittà e proseguendo con le altre parrocchie dell’unità pastorale, composta da Castelcerino, Costeggiola, San Vittore e Castelletto.
«Avrei potuto fare un saluto unico, invece ho desiderato salutarle una ad una con una celebrazione eucaristica – ha detto –. E da quando mi è stato chiesto quest’atto di obbedienza, stavolta più faticoso e sofferto perché avrei voluto portare a termine alcune opere necessarie per lo sviluppo della pastorale, ho ricevuto tantissime manifestazioni di affetto e di stima che non mi aspettavo. Essere prete è un paradigma della vita: hai un tot di tempo per dare il meglio e non sei tu a decidere quando devi partire». Così, dopo 7 anni all’ombra del castello, don Stefano si trasferirà a Caselle di Sommacampagna, dove farà il suo ingresso domenica 16 ottobre. Porterà con sé tanti ricordi e alcuni doni che gli rievocheranno gli anni appena trascorsi: un quadro che raffigura l’Ottavario della Madonna della Bassanella, vino e olio di Soave, un cellulare nuovo per tenersi in contatto con gli ex parrocchiani e una casula che gli rammenterà l’affetto dei soavesi ogni volta che la indosserà. «Ringraziamo Dio per il bene che hai fatto alla nostra comunità; per la carità verso i poveri, i malati e gli anziani; per la tua attenzione ai bambini e ai ragazzi, specie durante la pandemia, e perché hai creduto all’unità tra le nostre realtà parrocchiali», ha sottolineato un rappresentante del Consiglio pastorale.
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