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Maria Domenica Mantovani, la santa dell'amore quotidiano

Maria Domenica Mantovani, la religiosa di Castelletto di Brenzone, nata nel 1862 e morta nel 1934 è stata canonizzata questa mattina da papa Francesco in Piazza San Pietro, in Vaticano

Maria Domenica Mantovani, la santa dell'amore quotidiano

Una santità fatta non «di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano». Come quella vissuta da Maria Domenica Mantovani (1862-1934), cofondatrice e prima superiora generale delle Piccole Suore della Sacra Famiglia, canonizzata stamattina in Piazza San Pietro insieme ad altri nove beati. Papa Francesco che, nonostante la gonartrosi che da tempo lo affligge, ha presieduto non solo il rito di canonizzazione (prerogativa papale non delegabile) ma anche la Messa davanti a decine di migliaia di fedeli provenienti da tutto il mondo (alcune centinaia i veronesi), nella sua omelia ha delineato il cammino verso la santità alla quale ogni cristiano è chiamato, come meta che va cercata e abbracciata «nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta e, come diceva Teresa d’Avila alle consorelle, “tra le pentole della cucina”». Ed è «l’amore che riceviamo dal Signore la forza che trasforma la nostra vita: ci dilata il cuore e ci predispone ad amare». Noi «possiamo amare solo perché Lui ci ha amati, perché dona ai nostri cuori il suo stesso Spirito, lo Spirito di santità, amore che ci guarisce e ci trasforma. Per questo possiamo fare scelte e compiere gesti di amore in ogni situazione e con ogni fratello e sorella che incontriamo, perché siamo amati e abbiamo la forza di amare». E amare significa servire e dare la vita. «Servire, cioè non anteporre i propri interessi; disintossicarsi dai veleni dell’avidità e della competizione; combattere il cancro dell’indifferenza e il tarlo dell’autoreferenzialità, condividere i carismi e i doni che Dio ci ha donato. Nel concreto, chiedersi “che cosa faccio per gli altri?”. Questo è amare, e vivere le cose di ogni giorno in spirito di servizio, con amore e senza clamore, senza rivendicare niente», ha affermato papa Francesco. «E poi dare la vita, che non è solo offrire qualcosa, come per esempio alcuni beni propri agli altri, ma donare sé stessi», quindi «toccare e guardare la carne di Cristo che soffre nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle». Il Papa ha esemplificato ulteriormente con grande concretezza: «Sei una consacrata o un consacrato? – ce ne sono tanti, oggi, qui – Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato o sposata? Sii santo e santa amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore, una donna lavoratrice? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli, e lottando per la giustizia dei tuoi compagni, perché non rimangano senza lavoro, perché abbiano sempre lo stipendio giusto. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Dimmi, hai autorità? – e qui c’è tanta gente che ha autorità – Vi domando: hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali» (Cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 14). Questa è la strada della santità, così semplice!». Quanti sono stati elevati all’onore degli altari e proposti come modelli di vita alla Chiesa universale «hanno vissuto così la santità: abbracciando con entusiasmo la loro vocazione – di sacerdote, alcuni, di consacrata, altre, di laico – si sono spesi per il Vangelo, hanno scoperto una gioia che non ha paragoni e sono diventati riflessi luminosi del Signore nella storia». Quella alla santità, ha ribadito il Santo Padre, è una chiamata universale, per tutti. «Ognuno di noi è chiamato alla santità, a una santità unica e irripetibile. La santità è sempre originale», non esistono santi fotocopia.

Tra i numerosissimi concelebranti vi erano il cardinale veronese Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, e mons. Roberto Campostrini, vicario generale della diocesi di Verona. Era presente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è stato salutato dal Papa nella breve allocuzione che ha preceduto la recita del Regina Cæli. Il Comune di Brenzone sul Garda, con il proprio gonfalone, era rappresentato dal sindaco Davide Benedetti. Al termine della celebrazione il Santo Padre è salito sulla papamobile e ha percorso la piazza in lungo e in largo per salutare i fedeli.

(nella foto di Alberto Margoni un momento della Messa di canonizzazione. Santa Maria Domenica Mantovani è sullo stendardo di destra, in basso)

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