Condiscepoli di Agostino
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La preghiera olio nella lampada della santità

C’era da aspettarsela che papa Francesco avrebbe dato campo all’importanza della preghiera nell’ambito della santità: “Ricordiamo che la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione. Il santo è una persona dallo spirito orante, che ha bisogno di comunicare con Dio” (Ge 147).

Parole chiave: Gaudete et exsultate (17), Zenti Giuseppe (4), Papa Francesco (121)

C’era da aspettarsela che papa Francesco avrebbe dato campo all’importanza della preghiera nell’ambito della santità: “Ricordiamo che la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione. Il santo è una persona dallo spirito orante, che ha bisogno di comunicare con Dio” (Ge 147). Il santo anela a Dio e ama contemplare Dio. Di conseguenza, il Papa precisa: “Non credo nella santità senza preghiera, anche se non si tratta necessariamente di lunghi momenti o di sentimenti intensi” (ivi).
Con senso di realismo spirituale, il Papa ricorda che la preghiera deve essere sì costante e ininterrotta, come preghiera del cuore, ma che “sono necessari anche alcuni momenti dedicati solo a Dio, in solitudine con Lui. Per santa Teresa d’Avila la preghiera è ‘un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati’” (Ge 149). E precisa ulteriormente che la preghiera non è un privilegio per pochi ma una necessità per tutti, poiché tutti abbiamo bisogno di tacere “per ascoltare la soave voce del Signore che risuona nel silenzio” (ivi).
In effetti, il silenzio interiore è il luogo nel quale “è possibile discernere, alla luce dello Spirito, le vie di santità che il Signore ci propone. Diversamente, tutte le nostre decisioni potranno essere soltanto ‘decorazioni’ che invece di esaltare il Vangelo nella nostra vita, lo ricopriranno e lo soffocheranno” (Ge 150). La preghiera non è però solo vocale o intessuta di formule. Essa è anche “contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità” (Ge 151). Con tanta confidenza, papa Francesco si permette di rivolgersi alle persone in una sorta di a tu per tu: “Dunque mi permetto di chiederti: ci sono momenti in cui ti poni alla sua presenza in silenzio, rimani con Lui senza fretta e ti lasci guardare da Lui? Lasci che il suo fuoco infiammi il tuo cuore?” (ivi).
Una ulteriore precisazione si sente di fare il Papa per evitare equivoci: “non intendiamo il silenzio orante come una evasione che nega il mondo attorno a noi” (Ge 152). E riporta l’esempio del “pellegrino russo” che aveva la mente rivolta a Dio anche nell’incontrare le persone che sentiva come della propria famiglia. In altre parole, “nemmeno la storia scompare... Se Dio ha voluto entrare nella storia, la preghiera è intessuta di ricordi... Guarda la tua storia quando preghi e in essa troverai tanta misericordia” (Ge 153).
È convinzione del Papa che la preghiera fa sperimentare la dimensione creaturale dell’uomo e perciò dei suoi limiti: “La supplica è espressione del cuore che confida in Dio, che sa che non può farcela da solo... Non togliamo valore alla preghiera di domanda, che tante volte ci rasserena il cuore e ci aiuta ad andare avanti lottando con speranza. La supplica di intercessione ha un valore particolare, perché è un atto di fiducia in Dio ed insieme un’espressione di amore al prossimo” (Ge 154).
Certo, per pregare occorre credere con fermezza che Dio esiste. E papa Francesco ribadisce questo concetto riportando una preghiera del beato Charles de Foucauld: “Appena credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo fare altrimenti che vivere solo per Lui” (Ge 155). Infine, il Papa focalizza il valore orante della lettura meditata della Parola di Dio: “La lettura orante della Parola di Dio... ci permette di rimanere in ascolto del Maestro affinché sia lampada per i nostri passi, luce sul nostro cammino” (Ge 156). Ma il vertice della preghiera è l’incontro con Gesù nelle Scritture, che ci conducono all’Eucaristia, dove la stessa Parola raggiunge la sua massima efficacia (cfr Ge 157).
† Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona

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