Il dottor Alessandro Nottegar è venerabile
Medico e padre di famiglia veronese, Alessandro Nottegar (1943-86), fondatore della Comunità Regina Pacis, è diventato venerabile. Il Papa infatti ha autorizzato stamani la Congregazione delle Cause dei Santi a pubblicare il decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio.
Un nuovo venerabile si inserisce nella folta schiera di cristiani veronesi che nel corso dei secoli hanno vissuto con autenticità la fede cattolica e testimoniato il Vangelo con la loro vita. Ed è un laico, medico e padre di famiglia, a noi contemporaneo – morì 31 anni fa quando era solo 42enne – colui del quale papa Francesco ha riconosciuto l’eroicità delle virtù, autorizzando la Congregazione delle cause dei santi a pubblicare il relativo decreto: Alessandro Nottegar, fondatore della Comunità “Regina Pacis”.
Un’esistenza breve ma costellata di valori e di scelte forti, vissute nella fede e nell’umiltà, quella di Nottegar. Nato a Verona il 30 ottobre 1943, ultimo di dieci figli di una famiglia contadina semplice ma molto coesa, dopo la licenza elementare venne mandato per proseguire gli studi insieme al fratello Flavio al collegio San Giuseppe di Follina (Treviso) retto dai Servi di Maria. Terminate le superiori, iniziò a studiare Teologia ma, dopo un profondo discernimento vocazionale, comprese di non essere chiamato alla vita religiosa o al sacerdozio ma a formare una famiglia. Uscito dal seminario, si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Padova e nel 1971 sposò Luisa Scipionato. Dalla loro unione nasceranno tre figlie: Chiara, Francesca e Miriam. Laureatosi nel 1977, l’anno dopo con la famiglia partì per un’esperienza missionaria in Brasile, ad Anaurilandia, nel Mato Grosso. Era il primo medico a giungere in quel posto dove operavano i religiosi del don Calabria e la mortalità infantile era spaventosa. Il dottor Sandro non si occupava solo della salute fisica delle persone, ma del loro benessere integrale, puntando ad inserirle nella società e prendendosi a cuore della dimensione spirituale. Con l’arrivo di altri medici, all’inizio degli anni Ottanta si trasferì in Rondonia, nella foresta amazzonica e iniziò a lavorare giorno e notte in un lebbrosario. «In Brasile per i malati non aveva orari, di giorno, di notte, la domenica, era perfino esagerato – raccontò la figlia Chiara –. Nel lebbrosario di Porto Velho alle 22 staccavano la corrente fino alle 4 del mattino; il papà andava a visitare i malati nei padiglioni a mezzanotte o all’una con la pila, per vedere se stavano tutti bene». E proprio nella cappella del lebbrosario delle suore marcelline, Alessandro e Luisa con le loro figlie consacrarono tutta la famiglia alla Madonna. Il vescovo di Rio Branco chiamò Alessandro a lavorare in un piccolo paesino in un’area dove veniva estratto il caucciù dove non vi era neppure un dottore. Alessandro vi andò e oltre a curare le persone insegnava loro come preparare in casa alcuni medicamenti. A causa della salute delle figlie e del loro desiderio di rivedere i nonni, la famiglia Nottegar nel 1982 fece ritorno in Italia. Dopo aver vinto un concorso, iniziò a lavorare al laboratorio analisi dell’ospedale di San Bonifacio. Nel frattempo era maturata in Sandro e Luisa il desiderio di far sorgere una comunità nella quale, sull’esempio dei primi cristiani, poter vivere in un clima di amicizia, fraternità e pace, ponendo al centro la preghiera, la parola di Dio, l’amore per il Signore. Venduto un terreno ereditato dal padre, misero i soldi in banca, nel nome di Maria, Regina della Pace… E nel giro di sei mesi, grazie a donazioni private, la cifra iniziale si moltiplicò per sette, raggiungendo quanto serviva per acquistare la grande casa sulle Torricelle dove il giorno dell’Assunta del 1986 nacque la Comunità Regina Pacis. Poco più di un mese dopo, il 19 settembre, il dottor Alessandro Nottegar morì, stroncato da un infarto mentre rientrava dal lavoro.
Attualmente la Comunità conta un’ottantina di membri ed è formata da famiglie, laici, persone consacrate e sacerdoti che, facendo vita comunitaria, si impegnano a vivere l’amore di Cristo nella comunione e nel servizio dei fratelli, soprattutto i più bisognosi, quali bambini e anziani soli. Essa è presente in sette comunità: a Verona e Grezzana (Italia), Budapest (Ungheria), Feira, Fortaleza e Quixadà (Brasile) e a Medjugorje (Bosnia ed Erzegovina).