Torneremo all’opera... l’anno prossimo
Il sipario sul 98o Festival lirico si aprirà il 19 giugno 2021: quest’estate in Arena solo serate-evento con capienza ridotta
Opera rimandata a giugno. Ma del 2021. Con un evento speciale a far riecheggiare di musica, per una decina di serate nei fine settimana di agosto e forse dei primi giorni di settembre, gli arcovoli dell’anfiteatro. In una città ancora alle prese con la pandemia e con le limitazioni che ne conseguono (innanzitutto di distanziamento sociale), era inevitabile che il Festival tra i più attesi dai melomani subisse dei contraccolpi: prove mai iniziate e scenografie ancora nei magazzini; musicisti, coristi e ballerini in stand by come del resto le maestranze che normalmente con le loro attività in queste settimane avrebbero iniziato a far muovere gli ingranaggi della macchina organizzativa areniana.
Adesso è ufficiale: il sipario sulla 98a edizione della stagione lirica all’Arena di Verona non si alzerà tra un mese com’era previsto, ma tra un anno, dal 19 giugno al 4 settembre. Una decisione praticamente obbligata dai tempi della pandemia sulla quale il sindaco Federico Sboarina, presidente di Fondazione Arena, affiancato dal sovrintendente e direttore artistico Cecilia Gasdia con il direttore generale Gianfranco De Cesaris hanno ragionato a lungo in termini di qualità artistica, sostenibilità economica e sicurezza (per pubblico, artisti e maestranze), motivando le decisioni in una videoconferenza dalla sede di via Roma.
«Il cartellone 2021 conterrà tutte le eccellenze che erano presenti nel 2020, arricchendole di nuovi nomi e appuntamenti.La stagione sarà aperta da un omaggio alla nostra opera regina: Aida, nel 150° anniversario dalla sua prima al Cairo del 1871 e nel 120° anniversario dalla morte del compositore Giuseppe Verdi», ha spiegato Gasdia, precisando che le due recite verdiane si terranno in forma di concerto (nelle date del 19 e del 22 giugno 2021) e punteranno su un cast d’eccellenza i cui protagonisti saranno resi noti presto. Ad alternarsi sul palcoscenico dell’anfiteatro scaligero – oltre ad Aida riproposta anche nell’allestimento classico firmato da Franco Zeffirelli – saranno Cavalleria Rusticana, Pagliacci nella nuova produzione per la regia di Gabriele Muccino, Nabucco; inoltre La Traviata e Turandot a cui si aggiungeranno altri appuntamenti estivi quali il Requiem, la serata Domingo Opera Night e il seguitissimo Roberto Bolle and Friends.
E quest’anno? A colmare il vuoto lasciato dallo spostamento della stagione lirica saranno le serate-evento del progetto “Nel cuore della musica”. Una parata di star italiane e internazionali – Anna Netrebko, Vittorio Grigolo, Marco Armiliato, Leo Nucci, Francesco Meli, Daniel Oren, Plàcido Domingo solamente per citare alcuni nomi – che si esibiranno in un’edizione straordinaria per dimostrare che la vitalità artistica supera le difficoltà e la ripartenza è possibile sulle note del belcanto.
«Non sarà affatto un’estate minore – ha sottolineato il sovrintendente –, sarà invece una stagione diversa, storica, memorabile per il nuovo assetto che assicura una potenza estetica di grande impatto e che diventerà così simbolo della rinascita culturale e sociale del Paese». Mai visto sarà infatti il modo in cui spettatori e artisti potranno vedere l’Arena: niente scenografie; il palco con l’orchestra troverà collocazione al centro della platea, mentre i componenti del coro saranno su piedistalli distanziati l’uno dall’altro lungo il perimetro; il pubblico (la previsione è di circa 3mila presenze rispetto alla capienza massima di 13.500 posti) sarà ben distanziato e distribuito esclusivamente sulle gradinate, con la possibilità di apprezzare la bellezza del monumento da una prospettiva inedita.
«Nell’estate 2020 l’Arena non rimarrà né silenziosa né spenta, perché si accenderà e suonerà, non solo idealmente», ha esordito Sboarina. «Fermare completamente la musica nel più grande teatro all’aperto del mondo sarebbe un sacrilegio, oltre che un grave danno culturale ed economico – ha aggiunto –. È successo solo durante i conflitti mondiali, adesso stiamo combattendo un’altra guerra, ma non lasceremo che l’emergenza sanitaria tolga la voce ai nostri artisti». Per questo motivo, nella pausa obbligata della quarantena, la Fondazione ha lavorato incessantemente su una proposta alternativa per preparare il futuro con lungimiranza. Si è reinventata una modalità innovativa di fare spettacolo, a partire dalla stesura di un protocollo (in via di ultimazione) che coniuga esigenze artistiche e sanitarie, in particolare per quanto riguarda il distanziamento sociale.
L’ultima parola spetta ora al Governo, e al ministro Franceschini con cui il primo cittadino si è confrontato, nello stabilire la data certa di ripresa degli spettacoli nei teatri e all’aperto. Verona comunque è pronta ad affrontare questa fase, consapevole che «la Fondazione Arena non è so- lamente un teatro all’aperto. È asset fondamentale della nostra città, dell’economia cittadina, del territorio veronese e del Nordest», ha ribadito Sboarina. L’indotto stimato è di 500 milioni di euro: non poco.
In questa rinnovata visione, non è stato trascurato l’aspetto della sostenibilità economica, ha assicurato De Cesaris. Per gli 80mila affezionati spettatori che avevano già acquistato i biglietti sono state stabilite modalità di spostamento di data all’anno prossimo, di donazione del ticket oppure di richiesta di voucher da usare quest’anno. Al vaglio, come ipotesi integrativa e non sostitutiva, c’è la possibilità di fruire degli spettacoli in streaming per garantire da una parte visibilità internazionale, dall’altra entrate aggiuntive (per il 2020 erano a budget 27,7 milioni di ricavi di vendita da biglietteria solamente per il festival areniano). Guardando infine ai costi e ai ricavi, ha concluso il dg, «abbiamo messo in pratica un grande esercizio di creatività, in una stagione che è inedita, per assicurare solidità al progetto. Il risultato raggiunto è un segno che, nella difficoltà del momento, Fondazione Arena c’è in una città che vuole ripartire».
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