Torna l’opera lirica in Arena
di ALBERTO MARGONI
Il 98° festival verrà aperto da Aida diretta da Riccardo Muti. Quarantadue serate dal 19 giugno al 4 settembre
di ALBERTO MARGONI
Sarà il maestro Riccardo Muti a sollevare la bacchetta per dare l’attacco all’Aida di Giuseppe Verdi la sera di sabato 19 giugno alle 20.45. Le note dell’orchestra dell’Arena di Verona e le voci di Sonya Yoncheva (Aida), Anita Rachvelishvili (Amneris), Michele Pertusi (il Re), Francesco Meli (Radamès), Riccardo Zanellato (Ramfis), Ambrogio Maestri (Amonasro), Riccardo Rados (un messaggero), Benedetta Torre (sacerdotessa) e del coro diretto da Vito Lombardi torneranno così a risuonare in Arena per dare il via al 98° Opera Festival.
Quello del maestro napoletano, che il 28 luglio compirà 80 anni, sarà un ritorno nell’anfiteatro ad oltre 40 anni di distanza da quel 7 agosto 1980 – cinque giorni dopo la strage di Bologna – quando diresse la Messa di Requiem di Giuseppe Verdi in una serata dedicata alle vittime della fame e della violenza nel mondo, come ha ricordato Cecilia Gasdia, sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, nel corso della presentazione alla stampa della stagione lirica, svoltasi proprio all’interno del teatro simbolo di Verona. E l’occasione dell’attesissimo ritorno del più prestigioso e conosciuto direttore d’orchestra italiano è data dal 150° anniversario della prima esecuzione del capolavoro verdiano avvenuta al Cairo nel 1871. L’esecuzione avverrà in forma di concerto e sarà replicata martedì 22 giugno.
Saranno cinque le opere liriche e altrettanti i gala proposti nel corso delle 42 serate in programma fino al 4 settembre. Si tratta degli stessi titoli e dei cast che avrebbero dovuto caratterizzare la stagione estiva del 2020, rimandata a quest’anno a causa della pandemia da Covid-19 e degnamente rimpiazzata dal progetto “Arena – Nel cuore della musica”, undici serate in forma di concerto andate in scena dal 25 luglio al 29 agosto 2020. Ecco quindi che il 25 giugno andrà in scena la prima di Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo diretti da Marco Armiliato, con repliche il 2-22-31 luglio e il 14 agosto. Il 26 giugno Diego Matheuz dirigerà la prima di Aida di Giuseppe Verdi, nella versione operistica tradizionale. Il 36enne direttore d’orchestra venezuelano salirà sul podio anche il 1°, il 9, il 15 e il 21 luglio, mentre le rappresentazioni del 4, 8, 12, 21, 27 agosto e 4 settembre saranno affidate alla guida di Daniel Oren. La terza opera in programma è Nabucco di Giuseppe Verdi che verrà proposta il 3, 17 e 24 luglio, il 6, 13, 20 e 26 agosto e il 1° settembre, sempre con la direzione di Oren. Verdiana è anche La Traviata che andrà in scena il 10, 16 e 23 luglio, il 7 e 19 agosto e il 2 settembre con la direzione affidata a Francesco Ivan Ciampa. Infine il 29 luglio il tradizionale colpo di gong annuncerà l’avvio di Turandot di Giacomo Puccini, diretta da Jader Bignamini (anche il 1° e 5 agosto) che lascerà il podio a Francesco Ivan Ciampa per le ultime rappresentazioni in programma il 28 agosto e il 3 settembre.
Tra gli interpreti, Anna Netrebko impersonerà la protagonista in tre recite di Turandot, con accanto il consorte Yusif Eyvazov nel ruolo di Calaf; Roberto Alagna e Aleksandra Kurzak si esibiranno insieme il 31 luglio in Cavalleria rusticana e Pagliacci. Katia Ricciarelli sarà Lucia in Cavalleria rusticana del 25 giugno e 2 luglio. Tra gli altri calcheranno il palcoscenico areniano Vittorio Grigolo, Lisette Oropesa, il baritono veronese Simone Piazzola, Anna Pirozzi e Maria José Siri.
Cinque le serate di gala: il 18 luglio Speranza Scappucci, allieva di Muti, dirigerà il Requiem di Verdi; il 30 sarà la volta del “Domingo Opera Night” con il celeberrimo artista spagnolo. Il 3 agosto l’atteso ritorno di “Roberto Bolle and Friends”, mentre il 17 debutterà in Arena Jonas Kaufmann. Infine il 22 agosto l’esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven.
Riguardo agli allestimenti, vista la necessità di rispettare il distanziamento interpersonale, saranno «meno architettonici e basati fortemente sulle nuove tecnologie – ha annunciato Stefano Trespidi, vicedirettore artistico della Fondazione Arena –. Progettare, pensare e realizzare sei nuovi allestimenti in 4-5 mesi è una sfida che dal mio punto di vista l’unico teatro al mondo che abbia lecapacità di poterla vincere è l’Arena di Verona». Le videoproiezioni e le innovazioni tecnologiche «daranno comunque la possibilità di tener fede alla magniloquenza, alla grandiosità, alle scene di grandissimo respiro per cui è famosa Fondazione Arena». Il palcoscenico non sarà in posizione centrale, ma nella collocazione tradizionale, vista per l’ultima volta nel 2019, mentre ai suoi lati troverà posto il coro, nel rispetto delle distanze di sicurezza. Comparse, mimi e attori indosseranno i costumi e saranno in scena. «Fondazione Arena di Verona ha come priorità fondamentali la salute e la sicurezza dei lavoratori, degli spettatori e degli artisti – ha esordito il sovrintendente Gasdia –. Tutto quanto viene presentato poggia su un assunto di base: verranno eseguite solo e soltanto le attività che saranno compatibili con le norme sanitarie in vigore nei prossimi mesi».
Quanto alla presenza del pubblico «noi abbiamo immaginato una capienza intorno ai 3.200-3.300 spettatori, sostanzialmente in linea con lo scorso anno – ha affermato Gianfranco De Cesaris, direttore generale del- la Fondazione –. Ipotizzando 42 serate con una presenza media di poco superiore alle 3mila persone, siamo intorno ai 125-130mila spettatori». «Ho già iniziato a interloquire con le autorità – è intervenuto Federico Sboarina, sindaco di Verona e presidente della Fondazione Arena – e lavorerò per avere una capienza superiore a quella dell’anno scorso».
«Ci ritroviamo all’inizio della primavera senza certezze per il futuro, rispetto a quello che stiamo vivendo e che vivremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi – aveva esordito il primo cittadino –. Come nel 2020, ma quest’anno con delle difficoltà ulteriori, noi siamo pronti. Fondazione Arena vuole farsi trovare pronta perché questo teatro – di cui noi siamo orgogliosi – è patrimonio dell’umanità, ha una dimensione internazionale. Alla base c’è la stessa parola d’ordine dell’anno scorso: innovazione. Perché in periodi straordinari solo con attività straordinarie, impegno straordinario, creatività, innovazione e coraggio si riescono a vincere le sfide».
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