La Fism teme il caro-bollette: «Serve un aiuto o le rette...»
di ADRIANA VALLISARI
Scuole dell’infanzia e nidi paritari in difficoltà: si stimano oltre 200 euro di costi aggiuntivi a bambino in un anno
di ADRIANA VALLISARI
«Il Governo ci aiuti». L’aumento delle bollette preoccupa anche le 174 scuole dell’infanzia e i 74 asili nido associati alla rete Fism Verona, che hanno appena iniziato le attività del nuovo anno. «Senza un sostegno straordinario, i prossimi mesi saranno difficili», avverte Luciana Brentegani (nella foto), da poco più di un anno presidente dell’associazione, sorta nel 1971 per volere dell’allora vescovo Giuseppe Carraro.
La Fism promuove e assiste le scuole dell’infanzia non statali e i servizi alla prima infanzia di ispirazione cristiana a Verona e provincia. Realtà che fanno la parte del leone nella fascia 0-6, dal momento che sono presenti nel 70% dei Comuni scaligeri. Ogni giorno, accolgono 14mila bambini e vedono impegnati oltre 2mila dipendenti, più un altro migliaio di volontari nei Comitati di gestione.
Il caro-energia rischia di impattare in modo consistente anche su questo mondo. «Finora abbiamo calcolato un aumento delle spese di 10 euro al mese in più per ogni bambino, che si traducono in cento euro aggiuntivi all’anno per ciascun frequentante», spiega Brentegani, affiancata dal direttore della Cooperativa servizi Fism, Lucio Garonzi.
Se si aggiungono poi ulteriori 70 euro annui, dovuti al rinnovo del contratto collettivo, e l’incidenza dell’inflazione, c’è poco da stare allegri. «Alla fine, stimiamo per le nostre strutture una maggiorazione dei costi per oltre 200 euro a bambino in un anno: non sono pochi», constata la presidente. Che fare, dunque? «Ci stiamo muovendo in tutte le sedi per chiedere contributi e sgravi, affinché i costi non ricadano sulle famiglie: quella dev’essere l’ultima spiaggia e speriamo di non dovervi ricorrere».
Ecco perché, Fism Veneto e Fism nazionale stanno alzando la voce. Di recente, hanno chiesto al Governo Draghi di estendere anche alle scuole paritarie la possibilità di accedere a un credito d’imposta biennale uguale a quello offerto alle aziende energivore. «Svolgiamo un servizio cruciale, a Roma non possono non tenerne conto», insistono i vertici.
«Nonostante queste premesse, l’anno scolastico è iniziato sotto il segno dell’ottimismo della ripartenza, che ci caratterizza: siamo entrati in classe con tante aspettative e un po’ più sereni sul fronte della pandemia, con l’allentamento delle misure di prevenzione, ma senza sottovalutare il rischio», informa Brentegani. Permangono le buone prassi – arieggiare, disinfettarsi le mani – ma non ci sono più mascherine e bolle. «Con prudenza, torniamo a sperimentare l’ordinario», sintetizza la presidente.
Il prossimo 12 novembre insegnanti, educatrici, parroci e gestori delle scuole Fism si ritroveranno all’Auditorium Calzedonia di Dossobuono per una giornata formativa. Si parlerà di molti argomenti, fra cui la mancanza cronica di insegnanti abilitati, ovvero laureati in Scienze della formazione primaria: quelli “sfornati” dagli atenei veronese e padovano sono sempre troppo pochi, ma al momento non ci sono prospettive di ritocchi del numero chiuso.
Non si parlerà, invece, della questione dell’obbligatorietà per le scuole dell’infanzia (3-5 anni), lanciata come proposta elettorale dal segretario del Pd Enrico Letta al Meeting di Rimini. «Più che di obbligatorietà, sarebbe opportuno soffermarsi sul reale riconoscimento delle scuole paritarie, che svolgono una funzione pubblica di istruzione riconosciuta dalla legge 62/2000», chiosa Brentegani.
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