Il flop dell’antinfluenzale: poche dosi e farmacie lasciate quasi sguarnite
Non sono arrivate le dosi richieste e il tempo giusto sta scadendo
In tempi non sospetti (era fine settembre) sulle pagine del nostro settimanale avevamo sottolineato quanto sarebbe stato importante, quest’anno, vaccinarsi contro l’influenza. Avrebbe permesso a categorie a rischio, operatori sanitari, anziani di tutelare meglio la salute dalle complicanze correlate all’influenza. E avrebbe fornito ai medici un’arma in più nella battaglia contro il Covid-19: virus insidioso che si può presentare con sintomi sovrapponibili a quelli influenzali.
Ad oggi basta scorrere i quotidiani nazionali per capire che la campagna vaccinale ha subìto delle battute d’arresto: difficoltà di reperimento e distribuzione a rilento; dosi che mancano per i soggetti considerati fragili, costretti a odissee infinite per restare magari senza iniezione; farmacie sguarnite che non possono distribuire l’antinfluenzale alla popolazione attiva. Nel Paese abituato a rimboccarsi le maniche per far fronte alle emergenze, la capacità di programmazione latita? È tutto dire con la campagna di vaccinazioni contro il nuovo Coronavirus alle porte...
Davvero coi quantitativi di antinfluenzale non ci si poteva organizzare meglio, vista la pandemia mondiale in corso? «Il problema è stato a monte», risponde Andrea Bellon, presidente dell’Unione regionale dei titolari di farmacia. «Avevamo l’aspettativa di ricevere un numero di vaccini quantomeno uguale al 2019: la Regione aveva accantonato per le farmacie 30mila pezzi, confidando di poterne aggiungere altri in seguito – spiega –. Purtroppo la multinazionale che si è aggiudicata la gara per far arrivare in Veneto un milione e 300mila pezzi, pre-acquistati l’estate scorsa, non sta consegnando i quantitativi previsti, forse per problemi di logistica o richieste ricevute da altri Paesi. Motivi che non conosciamo».
La Regione ha onorato l’impegno, senza integrazioni, ma solo nel canale delle farmacie le domande erano di 2-300mila pezzi. «Preso atto che il quantitativo per noi farmacisti era modesto e parte delle categorie a rischio rimaneva esclusa dalla vaccinazione, d’accordo con la Regione e a malincuore per i nostri utenti che pur attendendo il vaccino da fine agosto hanno reagito con senso di responsabilità, abbiamo destinato la nostra quota ai pazienti fragili», chiarisce il referente di Federfarma Veneto. Per la prima volta i camici bianchi non hanno distribuito l’antinfluenzale dai loro banconi.
Posto che si riesca a trovare ancora una dose, calcolando le settimane di immunizzazione e la previsione di picco a febbraio se non addirittura a marzo, si è ancora in tempo per vaccinarsi, rivolgendosi al proprio medico di medicina generale. «Statisticamente gli ultimi giorni utili scadevano la prima settimana di dicembre», chiarisce. Ci si preparava alle festività prevedendo arrivo del freddo e ritrovi familiari che favorivano la diffusione dell’influenza. Ragionando in questi termini, sarebbe tardi. «In realtà – conclude –, nelle prossime settimane i contatti tra persone saranno ridotti. Si nota già nelle farmacie che stanno vendendo pochi se non nessun prodotto per tosse, mal di gola, raffreddori. Indossare la mascherina protegge dal Covid-19 e da altri virus».
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