Fuori dalla finestra un mondo volante pieno di curiosità
L’ornitologo: questa è la stagione migliore per avvistarli. Anche dalle nostre case, mentre siamo in isolamento
È lì, fuori dalla porta, incurante della nostra quarantena. La primavera è arrivata. La avvertiamo più distintamente, ora che siamo costretti a guardarla da lontano. La udiamo, persino, annunciata da cinguettii di solito coperti dai rumori delle strade. E ci meraviglia. «Osservare una capinera mentre fa una scorpacciata di bacche di sambuco controbilancia i momenti di tensione vissuti durante queste interminabili giornate», constata col suo sguardo allenato il veronese Riccardo Bombieri, grafico di professione e ornitologo per passione.
«Gli uccelli si possono spostare con maggior facilità rispetto ad altri animali e colonizzano gli ambienti più disparati: dalle città ai luoghi selvaggi. La stagione migliore per avvistarli, anche dalle finestre e dai balconi, è proprio la primavera». Persino un piccolo fazzoletto di terra, un terrazzo o un semplice poggiolo possono fare da richiamo: meglio ancora se abbiamo un “bird garden”, un giardino naturale con vegetazioni spontanee, capace di attirare fringuelli, cardellini e altri uccelli selvatici, oltre che farfalle e api.
«Se sommassimo tutti questi “bird garden” ai parchi pubblici e ai terreni incolti lungo strade e ferrovie saremmo colpiti dall’estensione dell’area verde che riusciremmo a mettere insieme», rileva Bombieri, abituato a spiegare nelle scuole l’utilità dei pennuti. Per agevolare questa conoscenza, ha ideato e realizzato una cinquantina di sagome tridimensionali a grandezza naturale, dette mobiles: vanno appese e, attraverso una molla, simulano il movimento delle ali. «Pezzi unici, dipinti a mano: sono un divertente strumento per avvicinare i bambini, e non solo, a questo affascinante mondo», chiarisce.
La passione per l’avifauna Bombieri la coltiva fin dagli anni ’80. «Da allora tengo aggiornato il mio taccuino: per ogni uscita in natura ho scritto ciò che osservavo, accrescendo così la mia banca dati». Spinto dalla curiosità, oggi si ritrova con un patrimonio di informazioni che consentono censimenti utili a studiare misure di protezione per le specie più a rischio.
A metà degli anni ’90, inoltre, dopo aver ottenuto un apposito patentino, l’ornitologo di San Michele Extra ha iniziato l’attività di inanellamento scientifico degli uccelli selvatici, compiendo alcuni studi per il Museo di Scienze naturali di Trento e per l’Istituto superiore per la ricerca ambientale (Ispra). «Marcando con un piccolo anello gli uccelli (catturati e poi rilasciati), a distanza di tempo è possibile stabilire le rotte migratorie e pianificare delle azioni a livello europeo per la salvaguardia dell’habitat e degli uccelli stessi», spiega. Oggi, invece, è impegnato soprattutto nell’installazione di casette-nido per i volatili selvatici che si nutrono di insetti dannosi alle colture: un contributo molto richiesto dalle aziende agricole biologiche e biodinamiche, che li assoldano per proteggere viti, olivi e piante da frutto. Una coppia di cinciallegre, ad esempio, può cercare negli interstizi nascosti tra i 7mila e gli 8mila insetti alla settimana.
Sono novemila le specie di uccelli esistenti al mondo; alcune, rare e assai schive, si possono vedere nel Veronese, praticando il birdwatching. È il caso del Corriere piccolo, un trampoliere che predilige le golene fluviali. «A causa delle modificazioni ambientali sono pochi gli esemplari che si possono scorgere lungo le sponde dell’Adige – sottolinea Bombieri –. Perciò, in sinergia con il Wwf di Verona è nata una collaborazione per sensibilizzare i fruitori del Parco dell’Adige Sud (Giarol Grande) e invitarli a rispettare delle norme comportamentali precise, per arrecare il minor disturbo alla specie nel periodo di nidificazione».
Per forza di cose, ora dobbiamo accontentarci di scovare merli, passeri, gazze, pettirossi. Ma quando ci potremo di nuovo immergere nella natura, teniamo presente che in terra scaligera «ci sono luoghi con tratti di naturalità che possono emozionare chi li sa cogliere: ad esempio, il corso del fiume Adige da Porto San Pancrazio fino a Zevio oppure la dorsale collinare che da Montorio arriva a Romagnano», conclude il naturalista.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento