Da 900 anni a servizio della Chiesa
L'Ordine dei Cavalieri di Malta: istituzione vivace, solidale, concreta. E a Verona...
Novecento ininterrotti anni di storia a servizio alla Chiesa e dei fratelli bisognosi. Ecco in sintesi il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Rodi, detto di Malta, riconosciuto nel 1113 da papa Pasquale II ed operante a Verona sin dal 1159 nell’Ospitale che si trovava nei pressi dell’odierna chiesa di Santa Toscana, attuale sede della delegazione Gran Priorale di Verona.
Un carisma che si snoda nei secoli e interseca la storia in un cammino lungo, continuo, importante. Solo storia o carisma ancora attuale? Per rispondere, abbiamo incontrato alcuni membri dell’Ordine, tra i quali alcuni che recentemente hanno ricevuto l’investitura.
«Entrare nell’Ordine è la risposta a una chiamata, che progressivamente trasforma la vita e le conferisce una dimensione nuova – afferma il dott. Stefano Zenari, Donato di Devozione dal 2017 –. Partecipare alla spiritualità dell’Ordine e praticarne le opere fanno sentire la responsabilità di difendere la fede in un momento storico difficile; dedicare le migliori energie alle fragilità delle persone; lavorare intensamente per contribuire a rafforzare un’istituzione millenaria che riveste un ruolo cruciale nella missione in nome del Vangelo».
Questa difesa dei valori cristiani è imprescindibile dalla testimonianza nella vita quotidiana «nella famiglia – prosegue Zenari – come nella nostra città, come è accaduto durante la processione diocesana del Corpus Domini, quando i visi stupiti delle persone che si incontravano nel percorso dalla Cattedrale a Santa Anastasia, denotavano la sorpresa nel vedere come ancora oggi c’è chi professa la propria fede con semplicità, determinazione ma senza ostentazione. Questo anche nel mondo del lavoro, quando ad esempio difendi un pensiero sul Natale affisso sulla bacheca aziendale per essere condiviso con i colleghi».
Una fede quindi che si vive nel mondo attuale, alimentata dai Sacramenti ed in particolare dall’Eucarestia e dalla Riconciliazione, come raccomanda il cappellano conventuale ad honorem della delegazione, mons. Silvano Mantovani, e che oggi si concretizza nell’attenzione alle persone fragili negli ospedali, nelle operazioni di soccorso e nei pellegrinaggi. Rinnovando così l’accoglienza che i viandanti dell’XI secolo trovavano nel primo ospitale dell’Ordine a Gerusalemme.
Ecco quindi la centralità dei pellegrinaggi annuali a Loreto ed a Lourdes. «Il primo miracolo di Lourdes – osserva Zenari – è vedere persone profondamente segnate dalla sofferenza che trovano nella Madonna la forza per affrontare la vita con dignità: una grande testimonianza di fede per noi che prestiamo loro servizio. Il beneficio è grande per tutti».
L’ammissione all’Ordine di Malta non è un punto d’arrivo, ma la tappa di un profondo cammino spirituale, conformato al Vangelo e in particolare alle Beatitudini, richiamate dalle otto punte della croce bianca: colore di purezza, simbolo dell’Ordine sin dai suoi albori e sulla quale promettono i nuovi membri, ricevendo le insegne di rango che rappresentano la fedeltà dell’Ordine alla Chiesa.
Abbiamo sin qui parlato di Cavalieri, ma al pari loro è essenziale la presenza delle Dame, che arricchiscono l’Ordine con la propria sensibilità ed umanità. La dott.ssa nobile Giovanna Adilardi, recentemente elevata al rango di Dama di Grazia Magistrale, a tal riguardo osserva che «la peculiarità delle Dame è il dialogo, l’ascolto e l’educazione dei giovani con senso di maternità e creatività, mettendo in campo tutta la propria attenzione per la salvaguardia della dignità umana, arginando il proliferare della miseria, della degradazione e dell’emarginazione».
È con queste nuove espressioni della nobiltà d’animo di Dame e Cavalieri che si attualizza l’antico carisma dell’Ordine, nel servizio con fede salda verso i bisognosi e i Malati, espressione del Cristo sofferente. A ciò sollecitati dal Vangelo nel quale il Maestro, come ricorda il delegato di Verona, Pietro Alessandro de Buzzaccarini de Vetulis, ci insegna: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
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